La scuola, oltre essere sotto scacco da parte dei germi del coronavirus, viene accerchiata pure dallo sciopero indetto da Unicobas, Usb per il settore educativo da zero a sei anni, Cobas Sardegna e Cub scuola, indetto per il 24 e 25 settembre, per richiedere al governo classi con al massimo 15 alunni, un piano serio e a lungo termine per mettere in sicurezza l’edilizia scolastica, l’assunzione di 240mila insegnanti, la stabilizzazione di 150mila precari con tre anni di servizio attraverso un concorso, l’aumento degli organici della Scuola dell’Infanzia, la stabilizzazione diretta degli specializzati di sostegno, l’assunzione di almeno 50mila collaboratori scolastici, l’incremento di 20mila fra assistenti amministrativi e assistenti tecnici, sfruttando le risorse del Ricovery Fund.
Ma c’è pure pronta una manifestazione nazionale del Comitato “Priorità alla scuola” a cui hanno aderito anche le Organizzazioni sindacali FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams per riaffermare, si legge nel comunicato congiunto: “il ruolo centrale e prioritario della scuola e della conoscenza come condizione di crescita del Paese e per denunciare ritardi e incertezze che accompagnano l’avvio dell’anno scolastico, rischiando di comprometterne la riapertura in presenza e in sicurezza, obiettivo principale dell’azione sindacale condotta nella prolungata fase di emergenza”.
Contestualmente, non bisogna scordare che il prossimo 20-21 settembre circa il 50% delle scuole italiane sarà costretta a chiudere perché sedi di seggio elettorale per via del referendum e delle amministrative, e dunque la scuola che, aveva aperto i battenti il 14, con tanto di dichiarazioni ottimistiche, rischia ora di richiudere, oltre che per causa di forza maggiore, anche per via dello sciopero di due giorni: “Non si può sapere per tempo la portata dell’adesione allo sciopero”, dice l’Anp, ma il rischio di altre interruzioni permane.
In un’intervista al Messaggero, l’Anp, per mezzo del suo presidente, Giannelli, ha puntualizzato: “indubbiamente la scuola potrebbe trovarsi nella condizione di non riuscire a garantire il servizio così come organizzato per portare avanti la didattica”, e dunque ciò “significa che se non ci sono i docenti a scuola, le lezioni non vengono svolte”.
“I ragazzi entrano ma non è possibile sapere poi durante la giornata se le lezioni possono essere garantire. Quindi potrebbe anche accadere che i genitori vengano chiamati per andare a prendere i ragazzi, nel caso degli alunni minorenni. In questa fase, con le regole del distanziamento e l’impossibilità di accorpare le classi, diventa tutto più complicato”.
In passato, infatti, “gli studenti rimasti senza docente venivano divisi in altre aule”, ma ora con le regole anti-coronavirus non è più possibile. “Presumo che i ragazzi dovranno uscire. Non ci sono infatti, in piena fase di avvio dell’anno, docenti in più nelle scuole a disposizione delle sostituzioni lampo. Lo sciopero rischia di danneggiare le frange sociali più deboli. Penso alle tante famiglie in cui i genitori devono recarsi per forza a lavoro”.
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