Durante un convegno a Udine che ha avuto come tema: “La valutazione nelle scuole: perché, chi, cosa, come”, l’Anp, Associazione nazionale dei dirigenti e delle alte professionalità della scuola, riprende la delicata questione della valutazione.
“Storicamente l’idea di introdurre nelle scuole la valutazione degli insegnanti è sempre stata uno scoglio piuttosto arduo da affrontare, ma adesso sono gli stessi insegnanti ad accorgersi che la mancanza di criteri utili alla valutazione li penalizza da diversi punti di vista. Penso”, dice il presidente Giorgio Rembado, “per esempio alla possibilità di carriera, al riconoscimento del valore sociale del proprio lavoro e perché no, anche dal punto di vista economico”. Ma chi valuta gli insegnanti e come? “Abbiamo avviato alcune sperimentazioni a livello nazionale e la via più convincente finora è composta da un mix di giudizi composto da genitori, studenti e colleghi. In questo modo abbiamo osservato un livellamento delle osservazioni: le competenze sono riconosciute da tutti allo stesso modo”.
La novità non investe soltanto i profili professionali degli insegnanti. A mettersi alla prova sono pure i presidi, dice ancora Rembado: “La valutazione ha senso soltanto se tocca tutti i profili professionali attivi in una scuola, anche quello dei dirigenti per trasformarsi nella stima del valore del singolo istituto e poi del sistema cittadino. Questa è l’unica vera esigenza da tenere in conto, perché puntiamo alla qualità dell’istruzione guardando agli adulti di domani.
l’Anp a questo proposito ha stilato due documenti etici che riguardano la professione degli insegnanti: il Manifesto per la scuola e il Codice deontologico. Due decaloghi che puntano a tratteggiare il profilo della scuola ideale.
Al quarto punto del Manifesto c’è il capitolo intitolato “I capaci e i meritevoli”, dove si legge: “Il tema della valutazione non può rimanere confinato nella sfera degli apprendimenti degli alunni Non è credibile una scuola che non valuti se stessa e i suoi operatori, prima che i propri utenti”, auspicando di conseguenza una riforma culturale per la scuola per approdare a una riforma concreta.
Il codice deontologico, invece, affronta le questioni del diritto dovere all’istruzione e alla formazione, la crescita di una cittadinanza attiva e responsabile, la dimensione interculturale dell’innovazione, l’apprendimento continuo (il life long learning), l’inclusione e la valorizzazione delle eccellenze e dell’autonomia professionale. Tutti punti che secondo i presidi non possono prescindere dalla “valutazione”.
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