“Si può essere in ansia – dice – per paura di fare brutta figura, di non essere all’altezza o di deludere gli adulti. Ecco perché, soprattutto in questo periodo, il primo consiglio è rivolto ai genitori: non opprimete i ragazzi con le vostre preoccupazioni. L’oppressione infatti alimenta l’ansia, che può portare alla fuga. Caricarli di pressione e aspettative non favorirà certo l’applicazione né l’arrivo dei risultati migliori”. Ma che atteggiamento hanno gli studenti italiani in vista degli esami? Lo ‘sgobbone’ approfitta di ogni momento libero per stare sui libri, “l’ha sempre fatto e lo farà anche in questo caso. Anzi soprattutto. Dominato dal notevole senso di responsabilità, si sentirà davvero tranquillo solo se sarà a posto con la sua tabella di marcia”. A differenza dell’ansioso cronico, “che, benché preparato, avrà sempre la senzazione di non saperne abbastanza, di non essere davvero capace o brillante”. Per questo tipo di studente l’attesa degli esami può essere estenuante. “C’è poi il superficiale, che non vive la scuola con responsabilità e percepisce la sua vita come il gioco e il divertimento. Va a scuola perché deve – prosegue l’esperta – ma non ha particolare passione, né la coscienza di impostare il proprio futuro”. Anche i timori dell’esame, dunque, in questo caso sono ridotti. Infine l’allegro fannullone, che sdrammatizza con battute e scherzi, e non si preoccupa degli esami fino al giorno prima, “contando sulla propria freddezza e magari qualche colpo di fortuna per ‘sfangarla’. L’idea della brutta figura non lo spaventa più di tanto”. Come aiutare quelli che, invece, all’idea degli esami già sentono una morsa stringergli lo stomaco? “L’ideale è suggerire un programma preciso di lavoro giornaliero, in cui oltre allo studio deve essere previsto spazio per l’attività fisica, che ‘scarica’ e abbassa lo stress (come la camminata, la corsa all’aria aperta, kick boxing, bicicletta) e momenti di svago con gli amici. Vietato l’alcol, invece, e le riunioni in gruppo per parlare ossessivamente delle prove”. Emicrania, mal di stomaco, insonnia, stati di tensione generalizzata, tachicardia, apatia, agitazione rischiano di rovinare le settimane a venire. “Essere preoccupati per l’esito di una prova è normale, ma l’ansia da esame è come un amplificatore per la sensazione di inadeguatezza. E gli esami di maturità – dice Vinciguerra – costituiscono oggettivamente un momento difficile”, avverte. La preoccupazione ricorrente fra i ragazzi più grandi, alle prese con la preparazione all’esame di maturità, “è quella di deludere le aspettative dei propri genitori e perdere la loro stima – analizza Vinciguerra – Ma anche quella di fare brutta figura davanti ai coetanei”. Se i genitori non devono caricare di pressioni i figli, il consiglio dell’esperta ai ragazzi, invece, è quello di “essere preparati per se stessi, non per far contenti gli altri. Improvvisare è dannoso. E il risultato non è solo una questione di fortuna. Per questo non bisogna ridursi all’ultimo minuto ma pianificare lo studio in modo strategico con metodo e autodisciplina”, un po’ imitando gli sgobboni, ma senza esagerare, “spegnendo per alcune ore al giorno il cellulare e non connettendosi ai social”. Occhio invece a eccitanti, eccesso di caffeina e persino anfetamine, “che regalano solo l’illusione di maggiore lucidità ed efficienza: devono essere banditi. Tra l’altro, finiti gli effetti di queste sostanze, l’ansia aumenta”. Infine “bisogna ricordare che la paura è contagiosa, più se ne parla, più aumenta. Ma temere il risultato non è una colpa, è anzi un progresso della propria personalità verso una maggiore sicurezza. In realtà non dovremmo reprimere la paura – conclude la psicoterapeuta – ma utilizzarla in modo costruttivo, come una potente fonte di energia”.