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Ansia da matematica in aumento, l’esperto: i prof di mia figlia usano modi alternativi e libri finlandesi con poca teoria, per fortuna

In molti, è uno stereotipo comune, hanno ansia nel momento in cui si trovano a dover affrontare un problema di matematica o a fare qualche calcolo, anche piuttosto semplice, senza calcolatrice. Questo disagio che si prova ad avere a che fare con i numeri nasce proprio, spesso, a scuola.

Come riporta La Repubblica, l’Ocse, che ha appena pubblicato uno studio sul rapporto che gli studenti 15enni di 36 paesi hanno con la matematica, conferma che l’ansia da matematica è sgradita ospite di quasi tutte le classi del mondo.

Il focus intitolato “Il triangolo dell’apprendimento permanente: strategie, motivazione e fiducia in se stessi” si basa sui dati del 2022 dell’indagine Pisa (Programma per la valutazione internazionale degli studenti). Rispetto all’ultima indagine simile, svolta nel 2012, c’è un’unica freccia che si è mossa nella direzione della crescita in 33 paesi su 36: quella dell’ansia nei confronti della matematica.

I dati

I ragazzi che si sentono in affanno di fronte a un quesito matematico o alla disciplina nel suo complesso sono aumentati in Italia dal 43% al 48% (la media Ocse è del 39%).

È il valore più alto insieme alla Bulgaria riscontrato dallo studio in Europa, un continente in media più tranquillo rispetto ad Asia e Americhe, soprattutto nei paesi nordici. L’apprensione valutata dall’Ocse non riguarda la paura di prendere brutti voti, ma il dubbio sulla propria capacità di capire concetti e trovare soluzioni.

Soltanto alcuni paesi asiatici come la Thailandia (62%) e sudamericani come il Brasile (57%) superano i quindicenni italiani per ansia da matematica. Anche le tre eccezioni — i paesi in cui i ragazzi apprensivi sono diminuiti tra 2012 e 2022 — non hanno comunque valori troppo bassi. La Thailandia, calata di poco, mantiene il record (accanto all’Indonesia). Singapore e Corea del Sud restano comunque sopra al 30%.

L’ansia legata a calcoli e problemi, osserva tra l’altro l’indagine Ocse, non resta circoscritta alla matematica. Gli studenti a disagio con questa materia tendono a essere più remissivi e a fare poche domande in classe quando non capiscono un argomento. Pensano poi che il loro presunto senso di inferiorità nei confronti della disciplina sia immodificabile.

La “mentalità di crescita” valutata dall’Ocse consiste nel credere che lo studio e l’impegno permettano di migliorare i propri risultati. Se il 58% dei ragazzi dell’indagine ha risposto di avere questa convinzione in generale, solo il 35% crede di poter fare qualcosa per scalfire le proprie difficoltà con la matematica.

La frecciata a Salvini

“È un’ansia che chiamiamo vincolante. È assai diversa da quella stimolante, che dà adrenalina. Il problema è dibattuto da anni in tutto il mondo, ma di soluzioni se ne vedono poche”, ammette Silvia Benvenuti, che insegna didattica della matematica all’università di Bologna, sia nelle facoltà di Fisica e Matematica che in quella di Scienze della formazione primaria.

“Il problema — prosegue Benvenuti — è che solo il benessere emotivo permette al sistema cognitivo di funzionare bene. Con l’ansia, in parole povere, non si impara”. “La matematica non gode di una buona reputazione sociale, così come chi la insegna purtroppo”, conferma.

“Matteo Salvini — prosegue la docente — ha raccontato una volta su Twitter che il figlio aveva preso 9 a un compito sulle disequazioni, aggiungendo: io non ci ho mai capito niente. I ‘mi piace’ sono fioccati sotto al suo post. Ma un ministro dei Trasporti non può far funzionare il suo settore senza matematica. E da cittadini, tutti abbiamo bisogno di padroneggiare almeno gli strumenti di base di questa disciplina”.

Matematica a scuola insegnata male?

A dire la sua è stato anche Andrea Malchiodi, noto matematico alla guida del centro di ricerca Ennio De Giorgi alla Scuola Normale di Pisa. Ecco cosa ha da dire sulla sua esperienza a scuola: “Andavo bene, ma non c’era internet, non si sapeva molto. Mi sono veramente appassionato solo quando ho partecipato alle Olimpiadi di matematica. Lì ho scoperto che c’era un modo più fantasioso di affrontare i problemi rispetto alla scuola”.

“Alle Olimpiadi si deve pensare fuori dagli schemi e usare la fantasia per trovare soluzioni alternative. Il metodo di studio classico non aiuta con quel tipo di quesiti. Io non ero allenato e non ho vinto nulla, ma quell’esperienza mi ha convinto che la mia strada era la matematica”, ha aggiunto.

Secondo lui bisognerebbe insegnare diversamente la matematica a scuola: “Mia figlia ha iniziato le medie e con lei siamo stati fortunati. Abbiamo trovato insegnanti che usano un metodo alternativo. Hanno un libro finlandese che ha poca teoria e molti problemi stimolanti legati alla vita quotidiana. Uno dei primi esercizi chiedeva di calcolare quante mani bisogna stringere se si è in tre, in quattro, e via a salire. È un problema di calcolo combinatorio che si affronterà in modo formale molto più tardi, al liceo o all’università, ma posto così aiuta i ragazzi a sforzarsi da soli per trovare una regola”.

Redazione

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