Ragazzi in preda a crisi di panico, divorati dall’ansia per l’andamento scolastico e un futuro sempre più incerto. Importante è accorgersi subito del malessere ed intervenire.
Questa è la drammatica fotografia emersa dall’inchiesta “AccogliMI” un progetto di supporto piscologico lanciato per gli adolescenti milanesi.
Quello che emerge dal sondaggio è un quadro preoccupante: oltre all’ansia per la scuola i ragazzi fanno percepire un’angoscia di fondo legata ad un futuro percepito come incerto e pieno di minacce. E chiedono di essere aiutati e di essere capiti.
L’iniziativa (fonte Il Giorno) è del Comune di Milano in collaborazione con ATS, “Rete delle scuole” e si rivolge a circa 60 mila ragazzi tra i 14 e i 18 anni e alle loro famiglie per offrire un orientamento piscologico ed indirizzare gli stessi eventualmente su servizi specialisti sanitari.
Pe gli psicoterapeuti che hanno seguito la ricerca a “chiedere aiuto sono soprattutto i ragazzi del biennio, con preoccupazioni riguardanti il successo scolastico“. In particolare, gli esperti hanno registrato problematiche di ansia, con ragazzi che provano angoscia non sentendosi all’altezza di riuscire ad affrontare le sfide della crescita e avvertono l’incertezza di un presente difficile e di un futuro presentato come minaccioso.
Le conseguenze di questo stato sono sotto forma di sofferenza con condotte antisociali, autolesionismo, disturbi alimentati fino ad arrivare a casi di tentato suicidio. Tutti segnali in cui i ragazzi chiedono aiuto.
Qui deve estrare in maniera forte il ruolo degli educatori, scuola, genitori, allenatori.
Se per esempio i genitori non sono presenti, non si accorgono di questi disagi, oppure per paura di dover affrontare certe situazioni si nascondono il giovane si sentirà ancora più solo e vedrà tutto ancora più aggravato. È importante che queste situazioni vengano individuate subito non solo dai genitori ma da chiunque assume il ruolo di educatori quindi insegnanti ma anche allenatori dello sport frequentato, o altre figure simili. Gli adulti devono collaborare insieme all’adolescente, non perdere mai la speranza e infondere comprensione e tranquillità, e mai assolutamente stigmatizzarli perché sarebbe controproducente. Secondo il sito AdoleScienza.it, in casi di stress adolescenziale, il ragazzo può accadere che abbia anche una ricaduta sulla salute fisica, continui mal di gola, pesantezza del respiro, difficoltà di concentrazione, stanchezza, agitazione. Ma anche mal di testa, mal di pancia, mancanza di appetito e problemi di sonno.
In alcuni casi basta anche un ascolto attivo, in altri casi occorre concordare e consigliare i genitori verso un percorso guidato da un supporto psicologico, in altri, i ragazzi possono essere coinvolti su attività di gruppo, su tematiche quali affettività, prevenzione all’uso di sostanze stupefacenti, o per analizzare e comprendere il fenomeno del cyberbullismo.
Non si devono sottovalutare mai i segnali espressi dai ragazzi attraverso il corpo, perché possono rappresentare delle comunicazioni molto importanti di un disagio o di una difficoltà che stanno sperimentando.
Secondo il rapporto Ocse di qualche anno fa il 56% degli studenti che hanno risposto al questionario hanno dichiarato di diventare nervosi quando preparano una verifica, una percentuale molto più alta della media OCSE fissata al 37%, mentre addirittura il 70% si dichiara ansioso prima di un’interrogazione pur avendo studiato; ben l’85% degli intervistati, è preoccupato di non prendere buoni voti, una preoccupazione decisamente inferiore nel resto dell’Europa visto che tocca solamente due terzi dei loro coetanei, il 66 per cento.
In sintesi, è fondamentale che scuola, genitori ed educatori lavorino insieme per cercare di individuare fin dai primi sintomi casi di stress degli adolescenti perché è importante prenderli in tempo e lavorarci con il giusto approccio e percorso.
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