Oltre sei giovanissimi su 10 affermano di soffrire di forme di disagio che scaturiscono in attacchi di panico, disturbi alimentari, del sonno, mancanza di concentrazione nello studio e altro. È quanto emerge da un sondaggio promosso dal portale Skuola.net assieme al team di psicologi e psicoterapeuti dell’Associazione Nazionale Di.Te. su un campione di 3062 ragazzi tra gli 11 e i 19 anni.
La difficoltà sta troppo spesso nel confronto con gli altri. La metà degli adolescenti spesso evitano situazioni sociali con molte persone chiudendosi in sé stessi o fuggendo nel digitale (videogiochi, film, serie tv e social media).
E la scuola? Non fa eccezione. Il 56% confessa la propria preoccupazione e il proprio timore quando si trova al centro dell’attenzione di compagni e insegnanti (interrogazioni e dibattiti in classe). Voti e giudizi creano difficoltà al 67% dei ragazzi e un terzo di loro vorrebbe scappare via da questi contesti. Per due su cinque il malessere passa dal piano mentale a quello fisico.
Il problema è che i ragazzi, anziché sfogare queste sensazioni, le somatizzano, a 3 su 4 capita di sentirsi arrabbiati con sé stessi, al 57% arrabbiati con gli altri. Un emblematico 63% è frequentemente in preda alla solitudine e si fa attanagliare dalla tristezza, il 55% da un senso di irrequietezza.
Da qui gli attacchi di panico per il 52% dei ragazzi (che ne hanno avuto almeno uno), a scuola o nel tragitto casa-scuola. E così si fugge dallo studio per dedicarsi alle attività virtuali.
La soluzione? “È fondamentale coinvolgere i professionisti della salute mentale e dell’istruzione per creare un ambiente che favorisca sia la crescita cognitiva che quella emotiva. La scuola non è solo didattica e apprendimento ma in primis uno spazio relazionale” afferma Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche.