ANTEPRIMA – Pensioni, il Governo vuole modificare la legge Fornero: via a 62 anni con penalizzazione

Introdurre una norma di flessibilità previdenziale che preveda, se si hanno 35 anni di contributi, di mandare in pensione i dipendenti a partire dai 62 anni, seppure con alcune penalizzazioni economiche. Dopo le critiche alla legge Monti-Fornero, il Governo sta quindi passando quindi ai fatti: attraverso la prossima Legge di Stabilità vuole introdurre una revisione alla riforma dell’ultimo esecutivo tecnico che ha tanto fatto discutere. Da troppo è giudicata troppo severa, soprattutto per alcune categorie di lavoratori, e non a caso oggetto di continui ‘interventi tampone’. Come quello sui ‘Quota 96’, la cui soluzione approvata dalla Camera è ora all’esame del Senato.

L’idea di fondo è consentire la “facoltà” di ritirarsi dal lavoro a 62/63 anni con “una giusta penalizzazione”, prima dei 66 anni previsti dalla Fornero già con un assegno ridotto. Così come è già consentito di rimanere oltre, fino a 70 anni, con una rivalutazione. Le penalizzazioni, secondo alcuni studi, potrebbero avere una “forchetta” dal 3 all’8% (applicate in modo inversamente proporzionale all’età di uscita). Le verifiche sono ancora in corso e si stanno facendo tutte le simulazioni, anche perché va quantificato il costo iniziale delle varie ipotesi, che nel medio periodo però, consentirebbero addirittura dei risparmi: con la flessibilità, infatti, si offrirebbe una via d’uscita laterale sia alla platea degli esodati, sia ad esempio a chi usufruisce della cassa integrazione in deroga. E per entrambe queste categorie, la soluzione della pensione anticipata, con le riduzioni proporzionali, produrrebbe un segno positivo per le casse statali.

La proposta di legge per introdurre l’uscita dal lavoro a 62 anni esiste già ed è già sotto la lente degli organi di competenza: tra i firmatari figurano anche rappresentanti del Governo e del Parlamento di rilievo, come il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta e il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano. Quest’ultimo ne parla in modo entusiastico: “apriamo la discussione e troviamo la giusta soluzione nella Legge di Stabilità”. Damiano coglie anche l’occasione per spazzare via le incertezze della Ragioneria generale sui ‘Quota 96’: è un problema che “va risolto adesso. Il Governo, che ha chiesto la fiducia sul Decreto Pubblica Amministrazione, deve trovare la soluzione: indietro non si può tornare”.

L’impressione è che mandare subito in pensione i 4mila ‘Quota 96’ aprirebbe il viatico per tutti. Ne è convinto anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che spinge per introdurre un ritocco ‘strutturale’ alla legge Fornero attraverso la Legge di Stabilità di fine anno.

Il nodo rimane sempre quello: i fondi ci sono? Probabilmente no, però, ha spiegato Poletti, sospinto da Baretta si stanno mettendo a punto “strumenti differenziati”, “adatti e coerenti alle diverse situazioni” perché ci sono gli esodati, ma anche altri tipi di situazioni “socialmente problematiche” come chi ha perso il lavoro in età avanzata ma non tanto da poter accedere alla pensione.

“Siamo consapevoli – ha ammesso Poletti – che si tratta di interventi onerosi dal punto di vista economico e finanziario” e anche per questo “l’unico modo serio per affrontare la questione è quella di inquadrare la discussione nella Legge di Stabilità”.

Subito dopo la pausa estiva, sapremo se il progetto sarà fattibile. Intanto, però, centinaia di migliaia di lavoratori ultra-sessantenni e con almeno 35 anni di contributi ci sperano: sotto l’ombrellone o su un’amaca agostana, sognano di tagliare il traguardo della pensione prima di 67-68 anni fissati dalla Fornero. Almeno quello non costa nulla.

Alessandro Giuliani

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