In due diverse interviste, l’una a La Repuiblica e l’altra a Il sussidiario, i due studiosi dimostrano di avere idee diverse sulla recente dichiarazione del ministro dell’Istruzione, Francesco profumo, di anticipare di un anno l’uscita dei ragazzi dalla scuola, accorciando così di un anno il corso complessivo degli studi.
“Sono contrario a qualunque ipotesi di riduzione, credo anzi che bisognerebbe aumentare da 13 a 18 anni il percorso scolastico italiano”, così Benedetto Vertecchi, che aggiunge “Il problema non è ridurre di un anno il percorso, ma ridisegnare il sistema educativo italiano. Sarei anzi per allungare l’intero percorso da 13 a 18 anni, partendo proprio dal basso”. E il motivo è presto spiegato: “Nel resto d’Europa le scuole sono aperte tutta la giornata e i ragazzi restano a scuola molte più ore che in Italia. In tutto il mondo si fanno laboratori di fisica, biologia, chimica e tanto altro. In Italia, quelle poche scuole che avevano i laboratori li hanno distrutti per fare spazio ai computer. Occorre una interazione tra pensiero e azione che stabilizzi le conoscenze per rilanciare il sistema scolastico italiano”
Di diverso parere Giuseppe Bertagn:” è condivisibile il fatto di chiudere la scuola secondaria a 18 anni” anche se non sarebbe chiaro se si vuole “fare cominciare un anno prima la scuola primaria e quindi diminuire di un anno la scuola dell’infanzia, o se invece si raggiunge lasciando il primo ciclo di 8 anni com’è adesso e riducendo il secondo ciclo da 5 a 4 anni”.
In ogni caso, dice Bertagna, “una soluzione esiste già perché gli istituti professionali delle Regioni sono quadriennali e rilasciano un diploma. Dunque si tratterebbe di irrobustire e finanziare questo percorso formativo proprio per far sì che ci si abitui all’idea che a 18 anni si può avere un diploma e si possa, poi, estendere la soluzione anche ai percorsi quinquennali attuali di scuola secondaria”.
Ma a parte questo precedente, Bertagna dice una cosa giusta, allorchè afferma che “abbassare la scuola secondaria a 18 anni significa ristrutturare l’intero segmento razionalizzato dalla Riforma Gelmini e quindi tornare alle proposte della Riforma Moratti, avere percorsi di pari dignità e tutti analogamente spendibili, compreso l’apprendistato”.
E vorrebbe dire soprattutto “di articolare il primo ciclo di 8 anni in bienni progressivi e graduali, il secondo ciclo di 4 anni in due bienni. E con i risparmi che si ottengono da questa razionalizzazione si potrebbero istituire i laboratori per lo sviluppo degli apprendimenti per chi non riesce a raggiungere determinati standard qualitativi, in secondo luogo istituire periodi di allineamento formativo per i giovani che non superano gli esami di ammissione sia per l’università sia per l’istruzione e formazione superiore”. E poi conclude: “se il ministro Profumo avesse avuto intenzioni serie questa proposta non l’avrebbe fatta a fine mandato ma l’avrebbe messa nel programma di governo. Aspettiamo di capire che tipo di politiche ordinamentali e formative vorrà fare il nuovo governo.”
Quale può essere e chi possa formare il nuovo Governo alla data odierna non è dato sapere, mentre tutto lascia presagire nuove elezioni.
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