Sulla questione dell’anticipo degli scrutini interviene il sindacato Unicobas con un articolato documento in cui si contesta la decisione assunta dal Ministro Patrizio Bianchi cin una “laconica ordinanza di appena cinque righe datata 17 maggio”.
Osserva il sindacato di Stefano d’Errico: “Dopo l’ondata di proteste contro l’idea di posticipare la fine dell’anno scolastico al 30 giugno, il Ministro fa inversione a U e in modo del tutto incongruente decide addirittura per l’anticipo. In un anno caratterizzato da frequenza a singhiozzo, uso dilagante della DAD, slalom fra quarantene e difficoltà di vario tipo, l’anno scolastico dunque verrebbe accorciato”.
Unicobas osserva che di fatto con una norma di rango secondario (una ordinanza ministeriale) il Ministro modifica di fatto tutta una serie di norme che sono regolarmente in vigore (il DLgs n° 297/1994, art. 192 comma 7; il DPR n° 122/2009 art. 4, comma 5 e la legge n° 169/2008 art. 2, comma 1) che prevedono di effettuare gli scrutini solo al termine programmato delle lezioni.
“L’anticipo degli scrutini va respinto – sottolinea d’Errico – perché agli studenti non può essere sottratto altro tempo scuola in un anno così difficile, perché è legittimo che tutto il tempo disponibile e programmato venga utilizzato per completare il percorso, compensare lacune, evitare risultati finali negativi”.
Ma per quale motivo “vero” il Ministero ha deciso l’anticipo?
Stefano d’Errico dà una sua spiegazione: “Il problema è la scadenza dei contratti Covid stipulati a molti supplenti fino al termine del 10 giugno. Non è inconsueto che dei contratti siano fatti fino al termine delle lezioni; normalmente, secondo quanto prevedono norme precise, fra cui anche l’articolo 37 del CCNL, in tal caso i contratti vengono prorogati o riaccesi per le giornate di scrutinio e di esame. Ma per i supplenti Covid ci sono problemi, dovuti solo alla incapacità/volontà di Governo e Ministero, che non hanno saputo/voluto fare i conti e prevedere la spesa necessaria per gestire i contratti”.
“Per questo motivo – conclude Unicobas – i supplenti Covid hanno già dovuto aspettare tre mesi prima di percepire il primo stipendio (perché addirittura non era stato contemplato il pagamento dei contributi e la spesa da affrontare era superiore alla previsione e allo stanziamento). Non è stata volutamente contemplata la prosecuzione, quindi non c’è garanzia di pagamento oltre il 10 giugno. Da qui la demenziale trovata dell’anticipo”.
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