Gent.ma Redazione di La Tecnica della scuola,
sono un docente che ha lasciato l’insegnamento a settembre del 2019 usufruendo della cosiddetta quota 100. Come ben sapete, ci era stato promesso, una volta lasciato il lavoro, un anticipo del TFS di euro 45.000, attraverso il sistema bancario, sotto forma di prestito.
L’iter per giungere alla conclusione finale è stato a dir poco simile a quello di una telenovela. Le firme, necessarie per concludere il procedimento, sono state apposte dai Ministri competenti a puntate.
E’ stato firmato con l’ABI un accordo che ci avrebbe consentito, finalmente, di disporre dell’anticipo promesso con un tasso di interesse vantaggioso. Così non è. Molte banche sono restie a concedere il prestito, perché ritengono il tasso di interesse concordato troppo basso.
La decisione presa dalle banche non ci consente di presentare la richiesta dell’anticipo del TFS.
Quelli dell’ABI sono degli sprovveduti? Hanno firmato un accordo che va contro gli interessi dei propri associati. Non ci credo. Hanno firmato l’accordo sapendo che le banche avrebbero preso autonomamente decisioni differenti. Ci hanno illuso: Ministeri competenti e ABI.
Mi sento tradito dalle Istituzioni che mi avevano garantito la concessione dell’anticipo del TFS.
Tacciono: Sindacati, Ministeri e ABI.
Ad altre categorie di lavoratori viene erogato il TFR dopo la cessazione del rapporto di lavoro mentre al personale scolastico viene erogato dopo alcuni anni e a briciole.
Non pensate che abbiamo subito un grosso danno economico e una grande ingiustizia?
Cordiali saluti
Enrico Evola
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