Attualità

Antimafia per le scuole a Palermo: un vaccino contro il malaffare

Il Centro Pio La Torre, promotore del “Progetto Educativo Antimafia”, ha organizzato una conferenza sull’argomento presso la piazza Verdi di Palermo, nel cinema “Rouge et Noir”, durante la mattina del 7 novembre appena trascorso. Titolo della Conferenza (trasmessa in diretta streaming): “Il ruolo delle mafie: tra restringimento dei diritti, corruzione, violenza, e penetrazione mafiosa”. Ha aperto i lavori Rino Cascio, che dalla scorsa estate è caporedattore di Rai Sicilia. Relatori un sociologo dell’Università di Pisa, il Professor Alberto Vannucci, ed il sostituto procuratore di Palermo Dottor Francesco Gualtieri.

La corruzione devasta il territorio

Il Professor Vannucci ha puntato l’attenzione sulla devastazione del territorio causa della corruzione mafiosa. Secondo il sociologo la corruzione degli amministratori pubblici è «il tradimento del mandato che avrebbe affidato loro anche la cura di quei beni comuni (il territorio e il paesaggio) che sono stati devastati nell’incuria e nell’indifferenza di chi invece avrebbe dovuto vigilare e intervenire».

La simbiosi tra mafie e corruzione

«Che ruolo hanno le mafie», si chiede il Professor Vannucci, «nella rete di accordi occulti che permettono ai pochi di saccheggiare le risorse di tutti? Appunto questa è la corruzione. Il rapporto tra mafie e corruzione si potrebbe definire asimmetrico: nel senso chegenera fenomeni di corruzione “sistemica”, cioè capace di orientare le scelte politiche di fondo, di determinare come vengono “investiti” (o meglio, sprecati) i fondi pubblici — le risorse di tutti, che dovrebbero curare gli interessi collettivi — in grandissime opere di dubbia utilità. Questa corruzione “sistemica” può svilupparsi anche senza che le organizzazioni mafiose giochino un ruolo significativo: si può autoregolare ed autoorganizzare. Prendiamo ad esempio l’inchiesta celeberrima “Mani pulite”: a Milano, all’interno di questo circuito di corruzione capillare e sistemica che si osservava, le organizzazioni mafiose non c’erano, o avevano un ruolo assolutamente marginale ed insignificante. Ma quando corruzione e mafie si incontrano, scattano, in queste aree di sovrapposizione, dei meccanismi che tendono a rafforzare entrambe. Ossia nasce quella che viene chiamata in termini biologici una “simbiosi” tra i due fenomeni: l’uno rafforza e consolida l’altro. L’asimmetria consiste nel fatto che, mentre la corruzione sistemica si può sviluppare anche senza che le mafie giochino un ruolo significativo, è molto più difficile immaginare il fenomeno inverso. Le mafie hanno inevitabilmente bisogno di corrompere».

Riflessioni d’importanza fondamentale, in un momento in cui stiamo assistendo al sempre più completo sfascio idrogeologico del nostro Paese, conseguenza di mezzo secolo di amministrazione “allegra” del territorio.

Immunizzare i giovani dalla cultura del malaffare

Sul sito web del Centro Studi Pio La Torre è scritto che nell’anno scolastico 2018/19 (come già negli anni scolastici precedenti a partire dal 2006/07), il “Progetto Educativo Antimafia” si propone di diffondere la conoscenza delle organizzazioni mafiose, «del loro ruolo negativo nelle società nazionali, dei loro rapporti complessi con la realtà economica, sociale, istituzionale, politica. (…) Sarà obiettivo del progetto esaminare i vari aspetti dell’evoluzione di tali fenomeni anche alla luce dei nuovi orientamenti maturati a livello dell’Unione Europea e concludere martedì 30 aprile, nell’anniversario dell’omicidio [di Pio La Torre, NdA], con una giornata antimafia per i diritti. (…) Per la prima volta, da quest’anno il progetto sarà proposto anche alle Case Circondariali italiane che offrono ai propri detenuti corsi di studi medi-superiori. (…) Sarà compito del Centro “Pio La Torre” coinvolgere in ogni iniziativa il mondo dell’informazione specialistica e generalista per avere sempre, anche in contraddittorio, il punto di vista dei mass media».

Temi, quelli riguardanti le mafie, che è importantissimo portare nelle scuole (ed ancor più nelle carceri), affinché le giovani generazioni sviluppino conoscenza e coscienza del fenomeno mafioso. Una coscienza ed una conoscenza che devono  “vaccinare” i giovani contro la cultura mafiosa, sviluppando in loro gli anticorpi necessari a reagire a questo cancro che sta divorando il corpo sano del nostro Paese.

Alvaro Belardinelli

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