L’attore Antonio Albanese, protagonista del film, in uscita giovedì, “Un mondo parte”, in cui interpreta un docente è stato ospite ieri sera, 29 marzo, della trasmissione di La7 Propaganda Live. Anche in questa occasione, come ha fatto qualche giorno fa, Albanese ha lodato il mestiere dei docenti.
“Gli insegnanti sono dei gladiatori. È un lavoro faticosissimo, pagato una miseria, che puoi solo affrontare con una passione incredibile. Gli insegnanti trasmettono i fondamentali ai nostri figli. Per questo sono un loro grande sostenitore”, queste le sue parole.
L’attore qualche giorno fa è stato intervistato da Il Corriere della Sera, quotidiano a cui ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua esperienza scuola e a cui ha affidato alcune riflessioni sul mondo dell’istruzione. Ecco le sue parole: “La mia maestra era a volte disperata perché ero un bambino abbastanza vivace. Sempre stato vivace, sempre avuto una bella energia. Abitando tra il lago e il bosco, poi… Ma una cosa la ricordo bene: anche lei, come tutti i maestri, aveva una credibilità oggi troppo spesso perduta. Non capitava, allora, che il papà di un bambino pestasse a sangue un insegnante, come ho letto che è successo da qualche parte l’altro giorno. Stiamo incontrando un sacco di maestri, in questi giorni. Sono stupiti che si parli di loro, finalmente. E confessano spesso di essere intimiditi dall’aria che tira”, ha esordito.
E, sulla scuola chiusa per Ramadan: “È stato solo segnale di rispetto. Cosa c’entra la sottomissione. Non sono d’accordo con Valditara. I crocifissi alle pareti devono restare perché quella della nostra storia. È la nostra cultura. Ma questo non vuol dire rifiutare a priori qualsiasi cosa della cultura altrui”.
E, infine Albanese, che ha lasciato la scuola a 14 anni per lavorare in fabbrica, ha raccontato: “Quando mio figlio mi ha detto che voleva fare il liceo classico ho stappato una bottiglia”.
La pellicola racconta la storia di Michele Cortese, un maestro delle elementari, che sta per affacciarsi a una nuova vita. Dopo aver insegnato per quarant’anni nella giungla delle scuole romane, l’uomo riesce a farsi assegnare all’Istituto Cesidio Gentile detto Jurico, ovvero una scuola, sita nel Parco Nazionale d’Abruzzo, con un’unica pluriclasse di bambini che vanno dai 7 ai 10 anni. Aiutato dalla vice-preside Agnese e dagli alunni, Michele la sua iniziale inadeguatezza metropolitana e pian piano diventa uno di loro. Quando ogni cosa inizia ad andare per il verso giusto, però, giunge un’orribile notizia: a causa delle poche iscrizioni, la scuola a giugno chiuderà per sempre. È così che Michele, Agnese e i bambini inizieranno una lunga corsa contro il tempo per evitare che questa piccola realtà scolastica smetta di esistere.
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