Ape agevolata a 63 anni, ci sono le maestre d’infanzia. Disco rosso per le docenti della primaria

Nella lista dei lavori usuranti che accederanno all’Ape agevolata, ci sono le maestre della scuola dell’infanzia. Niente da fare per le colleghe della primaria.

L’indiscrezione, sul testo praticamente definitivo che a ore verrà presentato, è stata fatta alle agenzie di stampa dal segretario confederale Uil, Domenico Proietti, nel giorno dell’ultimo confronto sui provvedimenti che rendono meno gravosa la riforma Fornero e da inserire nella prossima Legge di Stabilità.

La platea dell’Ape agevolata, che non prevede la restituzione del 5% l’anno (attraverso un prelievo automatico sull’assegno di pensione per un ventennio), comprende disoccupati, disabili e parenti dei disabili. Più le categorie che svolgono attività faticose, come le maestre, appunto, ma anche gli operai edili. alcune categorie di infermieri, macchinisti e autisti di mezzi pesanti.

Ricordiamo che l’anticipo massimo sarà di 3 anni e 7 mesi rispetto all’età di vecchiaia. Quindi, non si potrà comunque lasciare prima dei 63 anni compiuti. Per accedere all’Ape agevolata (il costo dell’anticipo pensionistico, attraverso un reddito ponte, sarà a carico dello stato), bisognerà inoltre aver maturato 30 anni di contributi se attualmente disoccupati, e 35-36 (ci sono più versioni) se invece si è ancora lavoratori attivi (gli ultimi sei dei quali effettuati nell’attività gravosa).

In ogni caso, l’adesione, però, a quanto ci risulta, rimane ristretta ai soli nati negli anni 1952, 1953 e 1954.

Non è ancora chiaro per quanti anni bisognerà aver effettuato l’attività faticosa (tra cui le maestre d’infanzia), ma è probabile che il criterio sia quello del lavoro usurante, ovvero almeno metà dell’attività lavorativa o sette anni negli ultimi 10 anni di lavoro. I sindacati stanno premendo perchè il livello degli anni di attività faticosa per accedere ad Ape social sia più basso.

Un altro tassello dell’accordo riguarda la pensione anticipata, con 41 anni di contributi, dei lavoratori precoci: sono quelli che hanno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni se disoccupati o se parte delle categorie previste per l’Ape social (lavoratori edili, maestre d’infanzia, alcune categorie di infermieri, etc). Secondo il segretario confederale Uil, Domenico Proietti, è “importante che sia passato il principio che con 41 anni di contributi si possa andare in pensione”.

In pratica i lavoratori precoci possono andare quindi in pensione con 41 anni di contributi, prima di aver raggiunto i 63 anni di età, limite previsto per l’accesso all’Ape agevolata. Il governo – ha aggiunto Proietti – ha anche confermato l’intenzione di togliere la penalizzazione (che sarebbe dovuta tornare nel 2019) per chi va in pensione prima dei 62 anni.

 

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Alessandro Giuliani

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