Permangono forti dubbi sull’Ape social, destinata anche ai maestri della scuola dell’infanzia.
A dirlo, l’11 luglio, è Italia Oggi, sostenendo che i tempi e le modalità previste della circolare Inps (la n. 100 del 16 giugno scorso) non coincidono con le “finestra” particolare della scuola per andare in pensione, ovvero quella che permette di lasciare il lavoro solo il 1° settembre di ogni anno.
Non ci sarebbe “coordinamento” tra le norme emesse dall’Istituto nazionale di previdenza e quelle previste dal regolamento scolastico.
A farne le spese, sarebbero anche gli eventuali lavoratori precoci oggi in forza nella Scuola. I sindacati di categoria stanno spingendo, ma alla prima scadenza per presentare la domanda di accesso manca una manciata di giorni, il 15 luglio, e i lavoratori interessanti che operano nella scuola non sanno ancora se potranno lasciare il servizio o meno.
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Il problema è che quella scadenza dovrebbe rivolgersi a chi andrà in pensione il 1° gennaio prossimo, mentre la scuola anticipa di quattro mesi. Se non dovesse essere esplicitata questa deroga, il rischio è che per i lavoratori della scuola che hanno diritto all’anticipo agevolato, tutto si sposterebbe avanti di 12 mesi. Insomma, una beffa.
Poco o nulla si saprebbe anche “sui tempi di pagamento” della quota, benché minima (qualche decina di euro al mese) che gli stessi pensionandi dovranno ridare allo Stato per un ventennio.
Sempre secondo Italia Oggi, sempre sull’Ape Social, c’è poi un ultimo dubbio da chiarire: tra i lavori usuranti, la Legge 232 del 2016 indica anche “il personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia”: per il quotidiano economico, la dicitura potrebbe anche comprendere i “collaboratori scolastici addetti alle pulizie”.
Anche per questo urgono chiarimenti in merito.
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