Il Governo ha portato da 1.350 euro a 1.500 euro la soglia di reddito per accedere gratuitamente all’Ape social, ma per le maestre d’infanzia non cambierà molto.
Perché l’accesso al pensionamento anticipato, anche a 63 anni e mezzo, continuerà nella grande maggioranza dei casi a necessitare di un pagamento da parte del beneficiario: se un maestro ad inizio carriera percepisce 1.200 euro netti è ovvio che dopo i 60 anni, per via degli aumenti automatici e l’adeguamento dello stipendio al costo della vita, prenderà più di quei 1.300 euro (1.500 lordi) che il Governo ha oggi posto come limite per l’accesso all’Ape senza “mutuo” da restituire in un ventennio.
Rispetto alle nostre perplessità, espresse nei giorni scorsi per un impianto normativo che esclude quasi totalmente la platea dei potenziali beneficiari, lo scenario rimane pressoché immutato. Per avere la possibilità di accedere gratuitamente all’anticipo pensionistico, sarebbe dovuta passare la richiesta dei sindacati, che avevano proposto 1.650 euro di “tetto”.
Cosa accadrà ora? È semplice: le maestre d’infanzia pensionande che superano i 1.500 euro lordi (praticamente tutte) e rientrano nei parametri d’accesso, andranno in pensione con il reddito “ponte” che sarà in buona parte a carico dello Stato: il resto lo pagherà il lavoratore che ha beneficiato dell’anticipo. Questo avverrà, però, solo per la quota che supera la soglia.
A fornire l’entità del pagamento da effettuare è l’on. Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro: “per un’Ape agevolata da 2.000 euro lordi mensili, si applicherà circa l’1% di penalizzazione per ogni anno di anticipo”, ha detto il democratico,
In termini pratici, quindi, si tratterà di restituire (a partire dalla data di pensionamento dettata dalla riforma Monti-Fornero, quindi dopo i 67 anni) meno di 20 euro mensili l’anno. Per chi beneficerà dei tre anni e 4 mesi massimi consentiti, si tratterà di pagare circa 60 euro. Pari a 750 euro annui. Che per 20 anni fanno 15mila euro.
Una cifra – di massima – decisamente più tollerabile rispetto agli ai 60-80mila euro che, invece, pagheranno i colleghi che non rientrano nelle categorie usuranti (le maestre d’infanzia, gli edili, una parte degli infermieri): sarà questa la cifra (tutt’altro che allettante) che dovranno restituire tutti gli altri insegnanti e lavoratori della scuola.
Per costoro, infatti, l’anticipo volontario costerà tra il 4,6 e il 4,7% annui: per un docente di scuola secondaria a fine carriera corrispondono a circa 100 euro l’anno. Che per un triennio fanno 300 euro. Quindi, circa 3.500 euro l’anno.
Una cifra che in caso di premorienza del pensionato che ha beneficato dall’Ape, grazie al coinvolgimento delle assicurazioni, gli eredi non saranno chiamati a pagare sino al completamento del ventennio di “mutuo”.
Ricordiamo che potranno accedere all’Ape, tutti i lavoratori che hanno almeno 63 anni e sono a 3 anni e 7 mesi dalla pensione, e con un minimo di 20 anni di contributi (che salgono a 30 e 36 per l’Ape social, in caso di disoccupati o persone ancora attive). Nel pacchetto in via di approvazione c’è pure il cumulo gratuito dei contributi versati a enti diversi.
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