Da qualche anno il rapporto dei lavoratori della scuola con i pensionamenti sta diventando davvero complicato.
Dopo la vicenda della riforma Fornero, che ha tenuto in servizio per diversi anni migliaia di insegnanti e maestri che a dicembre sapevano di avere i requisiti per lasciare il servizio per poi essere bloccati a gennaio dal nuovo dispositivo di legge, ora si rischia la beffa dell’Ape Social (l’anticipo pensionistico, riservato a lavoratori con almeno 63 anni di età e attività difficoltose, come il maestro d’infanzia, con un’anzianità contributiva minima di 36 anni) e dei cosiddetti “precoci”, ovvero coloro che hanno cominciato a lavorare prima dei 20 anni di età e che hanno, quindi raggiunto i 42 anni di contributi ma non i 62 anni d’età.
Ebbene, sia per l’Ape Social che per i precoci, lo “scivolo” si concretizzerà solo in autunno. Quindi troppo tardi per permetterne l’adesione al personale scolastico, che ha un’unica “finestra” di uscita dal mondo del lavoro: quella del 1° settembre di ogni anno. Superata la quale, si passa inevitabilmente avanti di 12 mesi.
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A denunciare la beffa è stata la Uil: il 25 maggio, tramite il segretario confederale Domenico Proietti, il sindacato ha denunciato che le misure attuative dell’Ape sociale e della pensione anticipata per i precoci “presentano una forte criticità, inaccettabile, per i lavoratori della scuola alla quale occorre porre rimedio per evitare che nel 2017 questi lavoratori siano, ancora una volta, penalizzati non potendo accedere alle due prestazioni”.
Il problema è che i tempi per la presentazione delle domande nel 2017 (15 luglio) e di pubblicazione della graduatoria (15 ottobre) non sono compatibili con le scadenze previste dal Miur per la comunicazione di cessazione dal servizio connessa al pensionamento.
“La Uil e la Uil Scuola- si legge nella nota – chiedono al Governo di intervenire, al fine di garantire che le procedure Miur di uscita per pensionamento siano adattate con le scadenze previste per l’accesso all’Ape sociale e alla pensione dei precoci, così da ricomprendere il personale della scuola, a cominciare dagli insegnanti della scuola dell’infanzia. Occorre evitare il ripetersi di quanto avvenuto con la Legge Monti-Fornero che non tenne conto delle specificità del mondo della scuola”. Appunto.
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