Solo una grande associazione di professionisti, può fare la differenza e tradurre in leggi dello stato le conquiste culturali del lavoro educativo sul territorio e come la manifestazione del 4 dicembre a Roma ha fatto scaturire una catena di eventi, che ha portato al ritiro degli emendamenti da parte di tutti i senatori, con il preciso obiettivo di accelerare i tempi di approvazione. Purtroppo l’aver ritardato in maniera irresponsabile la discussione in 7 commissione ha messo in grave rischio anni di lotta e di giusta rivendicazione lavorativa e professionale, portando ad una provvidenziale decisione di introdurre (a salvaguardia del risultato) un emendamento in finanziaria che contenesse i punti essenziali del progetto di legge nato nel movimento e proseguito nel dibattito parlamentare.
Grande e determinante è stato il ruolo della Onorevole Vanna Iori, che non ha mai perduto entusiasmo e forza propositiva nel puntare all’obiettivo: una legge di riconoscimento professionale per educatori e pedagogisti.
Provvido e fruttuoso è stato il viaggio a ROMA del 30 luglio 2013 in cui abbiamo proposto come APEI all’Onorevole Iori di scrivere un testo di legge che potesse accogliere le istanze di centinaia di migliaia di educatori. Di grande intelligenza politica e condivisione professionale fu la scelta dell’Onorevole Iori di dare avvio ad un percorso parlamentare che ci vede qui oggi, a poche ore dall’approvazione di una norma legislativa che cambierà dalle fondamenta la Pedagogia professionale.
Non poche sono state le critiche mosse alla forzata accelerazione dei tempi causati dal intenzionale ritardo della commissione, ma forte è stata, ed è, la nostra determinazione nel considerare questa legge un punto di partenza e sicuramente non di arrivo.
Restiamo convinti, che se ci fossero stati i tempi necessari, sarebbe stato più opportuno l’approvazione in sede deliberante nella settima commissione cultura.
Prendiamo atto che i ritardi, voluti o necessari, hanno prodotto una situazione d’eccezionale urgenza, tale da rendere necessario l’inserimento in finanziaria dell’emendamento.
Nel testo, in fase di approvazione, vengono mantenute le principali richieste del movimento che in piazza ha rivendicato il suo diritto al lavoro e precisamente:
1) viene stabilito, il nesso diretto tra titolo accademico e professionalità educative;
2) l’educatore socio-pedagogico viene distinto nettamente dal sanitario con l’obbligo della classe L19, in rapporto dialettico con le disposizioni del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65;
3) la qualifica di pedagogista viene direttamente connessa al 3+2 e diventa abilitante: il pedagogista viene riconosciuto come professionista di livello apicale;
4) vengono stabilite norme transitorie con un chiaro limite temporale, le quali daranno il tempo necessario ad acquisire il titolo, senza creare situazioni di disagio lavorativo ai senza titoli, e proponendo un percorso accademico di almeno un anno e 60 CFU (con una chiara distinzione tra titolo accademico e qualifica professionale);
5) saranno garantiti tutti gli ambiti sociali, socio-assistenziali e socio-educativi che diventano di esclusiva pertinenza professionale dell’educatore socio-pedagogico e del pedagogista;
6) l’ambito sanitario diventa di esclusiva pertinenza degli educatori sanitari;
7) il socio-sanitario, non essendo stato definito per legge, sarà legato alle normative locali e alla diretta capacità di intervento dei rappresentanti di imporsi con le loro riflessioni in ambito del piano di zona.
Il testo rappresenta una svolta epocale per le professioni pedagogiche, che mette le basi per la costruzione di un reale movimento di risveglio culturale in ambito professionale e accademico.
Da oggi inizia una nuova epoca per la pedagogia professionale che ci vedra impegnati a successive precisazioni e migliorativi nei decreti attuativi che seguiranno l’approvazione del testo in finanziaria.
Alessandro Priscindaro