Gentilissimo Sig. Sindaco,
a nome e per conto degli interessi professionali che rappresento, le esprimo la mia più profonda sorpresa nel leggere che bandi messi a concorso per educatori sono stati “aperti” anche a laureati in Psicologia che, sicuramente competenti nel loro ambito disciplinare, niente hanno a che vedere con le competenza pedagogiche che si acquisiscono con un percorso formativo accademico specifico e istituito per legge dello Stato a cui lei sembra disattendere, meglio specificato nella diffida preparata dal nostro avvocato che le allego.
Sono sicuro che vorrà riconsiderare l’inopportuna apertura a laureati in ambito non pedagogico.
Sono inoltre certo che le mamme della sua splendida città non apprezzerebbero l’idea di vedere affidare a psicologi i loro figli: per i bambini è necessario ricevere l’attenzione di educatori e pedagogisti formatisi con un percorso universitario basato su di un approccio attento ai diversi progetti di senso dei bambini. Parliamo di un accompagnamento alla crescita non interpretativo, distante dall’approccio psicologico che per sua natura è troppo attento a leggere, come sintomi di presunti disturbi, quelle difficoltà di crescita causate semplicemente da tempi e modalità diverse di apprendimento che invece l’occhio della pedagogia sa individuare. Per questo riteniamo scorretta anche da un punto di vista deontologico, scientifico ed etico, la scelta di affidare bambini di così tenera età a personale non formato per tale compito educativo.
Attraverso lo sguardo pedagogico, l’educazione apre ad un orizzonte di largo respiro che accoglie la diversità dei bambini per accompagnare alla realizzazione delle potenzialità di tutti e di ciascuno, considerando l’unità mente-corpo immersa in un dato ambiente educativo che, spesso, occorre trasformare per renderlo più adeguato al soddisfacimento dei bisogni del bambino così come da lui vengono percepiti, espressi e trasformati anziché stigmatizzare il comportamento del bambino!
La nostra rivendicazione trova fondamento nel documento redatto al Forum mondiale dell’Unesco sull’istruzione, tenutosi nel 2000 a Dakar, che ha definito “il principio dell’educazione per tutti”:
“Ogni persona – bambino, ragazzo e adulto – deve poter fruire di opportunità educative specificamente strutturate per incontrare i propri basilari bisogni di educazione…
… Questi DIRITTI comprendono tanto i contenuti essenziali dell’apprendimento (dal linguaggio orale e scritto, alla matematica alla capacità di risolvere i problemi) quanto gli strumenti della conoscenza, le competenze, i valori e lo sviluppo delle attitudini, cioè quanto richiesto ad un essere umano persopravvivere, sviluppare in pieno le proprie capacità, vivere e lavorare dignitosamente, partecipare allo sviluppo, migliorare la qualità della propria vita, prendere decisioni informate, continuare ad apprendere…
…Tali diritti non sono fissi ma variano in relazione ai contesti, alla storia, alla cultura, alle condizioni, al divenire dell’esperienza umana….
… È quindi compito delle comunità educanti individuare per ogni persona, in ciascuno specifico momento della vita e nelle condizioni in cui oggettivamente essa si trova, quali siano i diritti educativi essenziali elaborando le più efficaci strategie per raggiungerli.”
La scienza che si occupa del soddisfacimento di questi bisogni-diritti educativi essenziali si chiama PEDAGOGIA!