Terza ondata di Covid-19, varianti, cosa succede nelle scuole europee? Una rapida analisi delle situazioni attuali mette in luce sia numeri e dati, che dicono per esempio che la durata media della chiusura totale in Europa non ha superato le dieci settimane, mentre la media mondiale è di 22 e negli USA di 38 (dati Unesco), inoltre le risposte dei singoli governi sono state molte e diverse tra loro, evidenziando di avere comunque in comune la preoccupazione sia in termini sociali che pedagogici.
In Austria le scuole hanno riaperto ad inizio febbraio, dopo un periodo di lockdown totale e gli alunni devono sottoporsi ad un test ogni settimana, altrimenti chi non ha fatto il test segue le lezioni a distanza. In Belgio le scuole sono aperte, organizzate sulla base di un protocollo sanitario che prevede l’uso della mascherina e il distanziamento di 1 metro e mezzo. Per chiudere una classe di materna ci vogliono due alunni positivi oppure l’insegnante, nelle primarie vengono messi in isolamento i bambini seduti vicino al positivo e nella secondaria è la direzione a decidere se chiudere la classe o meno.
In Francia le scuole sono aperte, in polemica con sindacati e docenti; obbligo di distanziamento e mascherina a scuola dai 6 anni in su. Da febbraio basta un solo caso di Covid-19 o un contatto con la variante sudafricana o brasiliana per chiudere un’intera classe. In Germania le scuole hanno riaperto in undici Laender, dopo una chiusura durata due mesi; da febbraio la Sassonia è diventata il primo Stato tedesco a riaprire nidi, materne ed elementari. Durante i due mesi di chiusura solo i genitori con lavori considerati “rilevanti per il sistema” potevano continuare a portare i figli a scuola, rimaste aperte anche per i ragazzi con bisogni speciali.
In Gran Bretagna le scuole sono chiuse dal 5 gennaio, con probabile riapertura a partire dall’8 marzo, in modo graduale. In Grecia lockdown nazionale fino a metà marzo, per un’impennata nei contagi, mentre la campagna vaccinale è in pieno corso per salvare soprattutto il turismo. Nei Paesi Bassi asili nidi, materne e primarie hanno riaperto l’8 febbraio. Gli insegnanti possono eseguire direttamente in classe i test a risposta immediata e se un solo studente risulta positivo, la classe è in quarantena per cinque giorni.
In Polonia le scuole dell’infanzia e le primarie sono aperte da gennaio. È in corso per insegnanti, personale scolastico e alunni una vasta campagna di test. Gli altri gradi di scuola sono in didattica a distanza. In Portogallo le scuole sono chiuse dal 21 gennaio fino a Pasqua. Nella Repubblica Ceca, che oggi è uno dei paesi del mondo con il più alto tasso di contagi, tutte le scuole sono chiuse fino a data da destinarsi. La Romania ha riaperto le scuole primarie e la maggioranza dei licei. In Russia, dove le scuole secondaria erano chiuse da ottobre, con didattica a distanza per tutti gli allievi, da fine gennaio è cominciata la riapertura.
In Spagna la linea del governo è quella di tenere le scuole aperte, con obbligo di mascherina, distanziamento, isolamento dell’intera classe con un solo studente positivo e test Pcr a tutti gli studenti di quella classe. In Svezia sono aperte le scuole materne ed elementari, ma in caso di crescita dei contagi le autorità potranno decretarne la chiusura immediata. Le secondarie di primo e secondo grado sono a distanza fino al 1° aprile. In Svizzera, infine, le scuole sono aperte, con obbligo di mascherina dai 12 anni. Nei cantoni Valais, Zoug, Bale-Campagne è stato deciso di eseguire test preventivi nelle scuole, decisione non accettata in altre aree del paese.
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