Molti insegnanti dichiarano che il loro filosofo preferito è Socrate. Così modesto, umile, dialogante con tutti, ammette persino di non avere nulla da insegnare, si professa vecchia mammana che aiuta con generosità il prossimo solo a partorire una verità che reca già nel proprio seno. Condannato a morte senza colpa, accetta di morire per la nostra salvezza.
Gli alunni sono meno sentimentali. Quando poi sentono che, secondo costui, nessuno commetterebbe il male per volontà ma solo per ignoranza, scambiandolo per il bene, allora incalzano: questo è un demagogo, un impostore, un sofista peggiore di quelli coi quali ama polemizzare. Fosse per lui nessuno sarebbe responsabile, non ci sarebbero colpevoli di alcunché. Potrebbe persino evitare la pena ai criminali più incalliti, se solo trovasse una giuria talmente sprovveduta da dargli retta. Piuttosto andrebbe rivalutata quella famosa cicuta.
E neppure sanno ancora questi alunni che si tratta del degno maestro del primo ideologo del totalitarismo, sia pure ante litteram.
Un paio di giorni fa però un’alunna più sveglia degli altri si è illuminata d’improvviso e ha sbottato: la bontà coincide col sapere? chi commette azioni malvagie è solo un po’ disinformato? Socrate la pensava proprio come quei nostri politici che ritengono di poter prevenire i femminicidi con l’insegnamento del rispetto nelle scuole!
Come darle torto.
Andrea Atzeni
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