Cari colleghi,
vi scrivo questa missiva per implorarvi ad essere, in questo particolare momento che
tutti stiamo attraversando, più docili, più comprensivi e meno oppressivi nei riguardi
dei nostri studenti, allentando di molto il carico dei compiti assegnati.
Lo dobbiamo in primis a noi stessi e poi alle migliaia di famiglie che in questo periodo di
gravissima emergenza sanitaria, non riescono per svariati motivi di carattere
economico, occupazionale e quant’altro, a seguire i propri figli e, quindi, si trovano in
difficoltà enormi.
Molte famiglie possiedono un solo computer, altre non lo possiedono affatto, altre hanno più prole da accudire, altre convivono con genitori anziani e, in questo frangente sono oberati di altre faccende.
Cerchiamo, cari colleghi, di metterci tutti la mano sulla coscienza e di comprendere che la situazione è molto particolare. I nostri studenti stanno vivendo momenti di ansia, di apprensione e noi professionisti dell’istruzione e coeducatori, abbiamo il dovere di far sentire la vicinanza e il calore (seppur a distanza).
Non è il caso di badare alle programmazioni, alle progettazioni, alle Unità di Apprendimento e al raggiungimento delle competenze disciplinari. In questi giorni le uniche competenze e abilità che tutti noi insegnanti possiamo misurare sono soltanto quelle sociali e relazionali. Non affanniamoci nella valutazione che ora è molto relativa. Pensiamo al benessere dei nostri allievi e soltanto a quello. Tanto l’anno scolastico è ormai quasi terminato perché non si sa se gli alunni torneranno tra i banchi di scuola. Non si sa perché tutto dipende dall’andamento dell’epidemia.
Durante le videolezioni cerchiamo tutti noi docenti di interloquire con gli alunni sulle problematiche legate al coronavirus, facendo esprimere loro sentimenti, riflessioni scritte e orali. Oggi i nostri alunni hanno bisogno di percepire la nostra vicinanza, il nostro interessamento. Ora non interessano i compiti e cerchiamo vi prego ancora una volta di alleggerire il fardello pesante degli stessi compiti e veniamo tutti incontro alle famiglie in difficoltà.
di Mario Bocola