Dopo il no ai benefici della legge 104 per gli insegnanti sanciti da La Buona Scuola”
“Per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno” Signor Presidente del Consiglio, chi ha avuto, questa volta, la bella pensata che rispettare i diritti previsti nella legge sull’assistenza, la legge 104 del 1992, che permette a noi insegnanti di poterci avvicinare ai nostri familiari in difficoltà sia un ostacolo alla buona scuola?
Si tratta sempre del solerte sottosegretario plurifuoricorso Faraone oppure dietro questa trovata c’è qualche altro illustre luminare?
Ed il prossimo passo, quale sarà? Imporre alle colleghe in gravidanza di licenziarsi senza giusta causa?
E nel caso a scuola siano presenti insegnanti con salute cagionevole farete come gli antichi Greci, che quando nasceva un bambino malato lo mettevano sul bordo del monte Taigeto, lasciando che la sorte decidesse se dovesse continuare a vivere o morire precipitando giù nel burrone? Devo confessarlo: appena ho letto la notizia che era stato respinto l’emendamento di Forza Italia che prevedeva all’interno degli albi la precedenza a colleghi e colleghe con familiari da assistere (figli, geni tori anziani), il primo pensiero che mi è venuto alla mente è stato
“Spero con tutto il cuore capiti anche a loro questa necessità, e di trovarsi inchiodati e lontani dai loro familiari, perchè forse allora capirebbero”. Ma poi sono stato io a capire che stavo cadendo nella trappola tutta (falsamente) politica di chi vuole utilizzare le disgrazie altrui per fini di parte, ed ho imposto a me stesso il principio irrinunciabile del rispetto per le sofferenze altrui. Mi sono detto che non potevo scendere allo stesso livello (assai basso a ben pensarci), di politici politicanti che non capiscono o non vogliono capire quali sono i problemi reali di noi lavoratori, padri e madri di famiglia, impegnati nel garantire il funzionamento della Scuola.
Perchè, sa, signor Presidente del Consiglio, signora Ministro all’Istruzione, lo dico a vostro beneficio, poichè sembrate distratti da chissà cosa: quanti garantiscono il funzionamento del servizio scolastico sono anche loro, siamo a nche noi, cittadini portatori di diritti oltre che di doveri. Non siamo pezzi di scacchi da disporre su una scacchiera in modo utile per il diletto del giocatore di turno.
Ma forse Lei pensa, signor Presidente del Consiglio, che l’opposizione ai provvedimenti presenti nel disegno di legge sulla scuola sia il frutto della paura della valutazione, ed il tentativo di sfuggire a qualsiasi meccanismo di controllo sulla qualità del lavoro svolto da noi insegnanti.
Per rassicurarLa al riguardo, almeno per quanto mi riguarda, anche se sono sicuro di poter parlare a nome della maggior parte delle mie colleghe e dei miei colleghi, e fugarLe ogni dubbio, utilizzerò poche righe autobiografiche. Quando lavoravo come supplente capitava a volte, alla conclusione di un incarico, che i genitori temevano non fossi riconfermato, ed andavano in delegazione dal Preside perchè ciò non avvenisse, anche a costo di forzare le regole.
Naturalmente questi episodi mi hanno sempre fatto piacere, perchè erano il segno tangibile della qualità del lavoro svolto con i loro figli e della fiducia che nutrivano nel mio lavoro, senza neanche avere la pretesa di entrare nel m erito delle scelte da me adottate perché… beh, in quel campo l’esperto ero io. Eppure a fronte di queste manifestazioni non ho sperato neppure per un minuto che le segreterie delle scuole venissero meno al principio delle graduatorie regolate da punteggi chiari ed oggettivi, ed anzi, anche ringraziando i genitori, facevo comunque presente che i punteggi erano una garanzia sia per i loro figli che per noi insegnanti.
E’ questo principio che ancora oggi, ancorchè diventato insegnante di ruolo e senza la necessità di utilizzare la legge 104, guida la mia azione didattica ed educativa: lo faccio in classe con i bambini che mi vengono affidati, lo faccio quando cedo senza rimpianto parte del fondo di istituto che forse potrei reclamare per me stesso a colleghi e colleghe meglio attrezzate di me per affrontare e risolvere problemi che io non saprei affrontare con efficacia, lo faccio quando si tratta di adeguarmi a regole condivise.
Forse troppo ligio al dovere? Oppure da c onsiderare una mosca bianca? Niente affatto. E se Lei avesse la bontà di controllare le tabelle delle assenze dal lavoro scoprirebbe che noi insegnanti siamo i lavoratori che si assentano meno, perché capita che andiamo a scuola anche quando non in forma per il rispetto delle alunne e degli alunni affidatici dai genitori. Ed è a loro che ci rivolgiamo anche quando siamo irrisi ed umiliati da chi dovrebbe riconoscerci una dignità pari almeno a quella di chi nelle chiacchiere da bar va a raccontare che siamo troppo vecchi, svogliati e non interessati al nostro lavoro, o quando sentiamo dire, anche dal nostro Ministro all’Istruzione, che la nostra categoria è innervata dai furbetti della legge 104.
E’ a queste chiacchiere allora che mi sento di rispondere, con forza: “quello che andate a raccontare non è vero”. Perché la maggior parte di noi insegnanti, finito l’impegno a scuola, continua a parlare di lavoro (cioè delle difficoltà incontrate a scuola con i ragazzi ed i bambini che ci vengono affidati e su come affrontarle), anche durante le cene con amici e familiari e durante le vacanze, tanto da sentirci rimproverare che siamo un po’ noiosi (il termine utilizzato per davvero sarebbe un altro, ma lascio alla sua immaginazione capire quale possa essere).
Detto questo farebbe piacere che lo stesso spirito di servizio che porta noi insegnanti ad essere considerati un po’ noiosi nel nostro tempo libero animasse anche chi è stato delegato da noi cittadini per garantire i diritti degli alunni, dei genitori e, se non disturba troppo, anche di noi insegnanti che attraverso la nostra testimonianza affermiamo che chi ricopre un incarico di responsabilità deve farlo con l’attenzione dovuta a chi ripone in noi la loro fiducia.
Se poi è vero che anche tra il corpo docente è presente qualcuno che piega a proprio uso e consumo le garanzie della legge 104, o altre garanzie analoghe, che sia perseguito per legge. Tuttavia non trovo affatto giusto che quando chi dovrebbe non usa con efficacia gli strumenti di controllo per gli abusi di pochi venga utilizzata la sua inefficienza come pretesto per applicare a tutti gli altri, e senza distinzione alcuna, la regola messa a bella vista in tanti negozi: “Per colpa di qualcuno non si fa cred ito a nessuno”. Mi scuserà per l’irruenza di questa lettera, ma sono sicuro che ne coglierà i motivi