“La scuola italiana per essere rilanciata non ha bisogno di riforme epocali ma di investimenti periodici, regole chiare, coerenti e durature, garantendo la continuità didattica a tutto il personale con l’organico funzionale. E facendo quadrato con famiglie e istituzioni”. Così rispondono i precari aderenti ai Cip, gli storici Comitati insegnanti precari, all’intenzione del Governo di introdurre per decreto una serie di novità rilevanti per l’organizzazione didattica e del personale della scuola.
Nel corso di un’assemblea pubblica, svolta a Taranto, a cui hanno partecipato diversi docenti, ma anche rappresentanti sindacali locali di Flc-Cgil, Cisl Scuola e Snals-Confsal, i “cippini” si sono detti preoccupati dell’evolversi della situazione politico-scolastica. E respingono qualsiasi ipotesi di contrattazione alla modifica dell’orario di lavoro dei docenti, chiedendo invece l’adeguamento agli standard retribuitivi europei. Ma anche “le dimissioni di coloro che gestiscono la pubblica istruzione senza cognizione di causa”.
I timori dei precari derivano da fatto che “in piena estate e in rapida progressione si tenta di modificare l’orario di lavoro degli insegnanti, di decurtare di un anno il percorso scolastico delle superiori, di eliminare le supplenze brevi, di abolire le graduatorie di istituto, di premiare i docenti a discrezione dei dirigenti scolastici, di tramutare le scuole in aziende”.
Esprimono quindi “forti riserve” sulle ultime dichiarazioni del ministro Stefania Giannini e del sottosegretario Roberto Reggi: “manifestano un disarmante deficit di competenza – ha spiegato Elena La Gioia, presidente dei Cip – restando a una distanza siderale dalla prima linea scolastica quotidiana, scevri nelle loro proposte di reali iniziative pedagogiche”. Secondo i precari è fondamentale, “incontrarsi tutti insieme anche alle future iniziative e manifestazioni, è indispensabile per ottenere risultati. Siamo stufi di politici senza esperienza, equilibrio e saggezza: abbiamo diritto – ha concluso La Gioia – a un progetto serio e coerente, condiviso, da offrire ai giovani, alle famiglie e agli operatori”.
È quasi inutile ricordare che sarebbero proprio i precari i primi a perdere opportunità di lavoro qualora il Governo approvasse l’innalzamento dell’orario di servizio, l’affidamento delle supplenze ‘brevi’ solo al personale di ruolo e la riduzione di un anno del percorso scolastico.
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