“La formazione è stata nell’ultimo decennio ulteriormente contraddetta dalle scelte politiche adottate, che hanno portato non all’auspicata razionalizzazione della spesa, ma un a calo drastico delle risorse destinate all’istruzione”.
Negli ultimi dieci anni la scuola ha perso, oltre a investimenti, anche di credibilità. La scuola non serve solo per apprendere, deve anche poter diventare una palestra di convivenza civile di capacità critica.
Negli ultimi dieci anni, nessuno si è più preoccupato di attuare il Titolo V della Costituzione. “La nuova governance scolastica che sembrava sul punto di essere approvata si è inabissata; le modalità di reclutamento dei docenti e dei dirigenti sono rimaste quelle di sempre; il controllo centrale dei flussi di spesa si è amplificato e di conseguenza le scuole non dispongono altro che di fondi di cassa rigidamente vincolati e controllati”. E poi continua il documento dell’Ands: i dirigenti scolastici “sono costretti a contrattare le attività aggiuntive senza certezze sulle risorse e con la triste prospettiva di non poter riconoscere l’impegno aggiuntivo dei docenti più motivati e disponibili”. Tuttavia la scuola pubblica non è al tracollo, grazie solo, però, all’impegno civile e professionale di molti dei suoi operatori, in primo luogo dei dirigenti scolastici, ai quali “sono affidati compiti e responsabilità sempre più gravi e onerosi, senza alcun tipo di riconoscimento”.
“Ogni programma, anche elettorale, deve essere rigorosamente fondato su scelte. Il contesto generale è tale che ogni richiesta deve essere accompagnata da un’attenta analisi dei costi e dei benefici e deve prevedere efficienti strumenti di controllo del raggiungimento degli obiettivi, come peraltro richiesto ripetutamente dall’Europa”.
Per arrivare a questo risultato “occorre varare un piano straordinario nazionale di formazione dei docenti e dei dirigenti”, che sia fondato “sul sostegno alla progettazione e alla costruzione dei dipartimenti”, cui faccia da fondamentale supporto “il riconoscimento di funzioni di coordinamento organizzativo e didattico da riconoscere all’interno di una carriera docente collegata alla valutazione dei titoli e del servizio”.
Per questo, riporta ancora l’Andis, è necessario capire che “la formazione non può riguardare solo i giovani. E’ ormai un fatto irreversibile, il passaggio dalla sola formazione iniziale a una formazione nel corso della vita, che riconosce e valorizza i saperi non accademici, e moltiplica le occasioni di accesso al sistema formativo in tempi e luoghi diversi, anche non formali”.
Insomma, la formazione è “la scommessa da vincere: per questo occorre una reale sinergia tra i soggetti che operano nel settore della formazione continua”. Questa progettualità andrebbe accompagnata a “due piani straordinari riguardanti nodi strutturali”.
Il primo è costituito dalla “generalizzazione della scuola dell’ infanzia, come segmento specifico e autonomo del primo ciclo, obbligatorio nell’ultimo anno, perché l‘equità dei sistemi formativi parte dalla precocità degli interventi compensativi”.
Il secondo, prioritario proprio perché di non breve periodo, “é costituito da un programma inerente alle pressanti questioni riguardanti l’edilizia scolastica, che in troppe situazioni è inadeguata e obsoleta”.
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