Categorie: Riforme

Appello delle associazioni cattoliche al Governo: basta tagli, è tempo di parità

Le associazioni cattoliche stanno perdendo la pazienza: il Governo, con in testa il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, hanno da tempo promesso di collocare l’istruzione non statale alla stregua di quella pubblica. Ma sino ad oggi ci si è fermati alle parole. Anzi, nella prossima Finanziaria la “scure” del Mef non risparmierà le scuole cattoliche, che si vedranno sottrarre una cospicua quota di finanziamenti.
La questione è vecchia. E si ripropone, a seconda dell’orientamento del Governo, ad ogni legislatura. Al centro del dibattito c’è sempre quella parte dell’articolo 33 della Costituzione che dapprima sembra non lasciare scampo poiché “enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Salvo poi riaprire qualche spiraglio, nello stesso articolo, a coloro che difendono le sorti delle scuole gestite da privati. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse – si legge sempre nell’art. 33 – piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali”.
Così, prendendo spunto dai tagli previsti nella finanziaria alle scuole paritarie, le associazioni cattoliche sono tornate alla carica con un comunicato unitario, indirizzato al Governo, firmato da Foe-CdO (Opere educative della Compagnia delle Opere, vicina a Comunione e liberazione), Fidae (Federazione scuole cattoliche) e Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche).
Apprendiamo con grande sconcerto – scrivono le tre associazioni – che, ancora una volta, nella legge Finanziaria e nella legge di bilancio dello Stato per il 2010 attualmente in discussione al senato, alla voce ‘istruzione non statale’, risulta un pesante taglio per le scuole paritarie“. Le proteste delle rappresentanze delle scuole cattoliche si alzano a livelli massimi quando rammentano che “nell`ultimo anno, sono stati approvati diversi ordini del giorno (talvolta anche con voti bipartisan) che impegnano il Governo a provvedere con successivi atti all`introduzione di una effettiva libertà di scelta della scuola da parte delle famiglie” ed una serie di promesse, anche formali, sul fronte della parità e di concessione di fondi statali tra tutte le tipologie di gestioni scolastiche.
Dalle associazioni giunge ora un vero e proprio un appello ai più alti rappresentanti della maggioranza in Parlamento, che sia in campagna elettorale sia nelle uscite pubbliche, hanno continuato a parlare di effettiva equiparazione. Salvo poi contraddirsi in sede di approvazione legislativa. Un atteggiamento che, fanno intendere le associazioni, potrebbe avere un peso non indifferente anche in sede di preferenza elettorale.
Auspichiamo pertanto – continuano Foe-CdO, Fidae e Agesc – che nel dibattito al Senato, e poi alla Camera, il Governo si ricordi di onorare gli impegni già formalmente assunti, quantomeno ripristinando la somma originariamente prevista di 535 milioni di euro, e provvedendo successivamente a realizzare misure economiche sulla parità scolastica che rientrino nelle norme generali dell`istruzione. La scuola italiana – concludono le tre sigle – ne ha bisogno per ripartire”.
Un concetto simile era stato espresso alcuni giorni fa dai vertici della sola Agesc, riuniti a Bologna. L’Associazione genitori scuole cattoliche aveva puntato il dito, nell’occasione, verso la mancata par condicio nel trattamento dei genitori. E tracciato, per l’occasione, una proposta che avrebbe salvaguardato le scuole cattoliche dai cambiamenti di rotta (come gli attuali, dettati dalle casse in rosso dello Stato) della maggioranza. “Non è rispettoso dei diritti costituzionali dei cittadini – aveva scritto il Consiglio nazionale Agesc nella mozione finale – far dipendere le risorse per le famiglie che scelgono la scuola paritaria, che è parte dell’unico sistema scolastico nazionale, da leggi finanziare o ‘scudi fiscali’ sempre incerti; le misure di sostegno devono rientrare nelle norme generali dell’istruzione”.

Rimane comunque difficile che ciò avvenga. Se non altro per le troppe anime laiche, se non anti-cattoliche, in seno ai banchi della politica, dei sindacali e delle parti sociali. Nelle prossime settimane staremo comunque a vedere se le istanze avranno avuto effetto. Basterà invece molto meno, qualche giorno al massimo, per assistere alla replica, che si preannuncia vibrante, di, partiti, sindacati ed associazioni laiche.

Alessandro Giuliani

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