“I governi devono investire nella cultura, perché rimuovere questa parola significa brutalizzare le persone. E sappiano che un’orchestra costa meno di un calciatore. Se non diamo ai nostri bambini la possibilità di avvicinarsi alla cultura – ha spiegato – essi sono condannati a un futuro molto superficiale e pericoloso. I regimi dittatoriali cercano sempre di chiudere la bocca alle persone di cultura perché questa è l’anima del popolo”.
Muti ha evidenziato che la maggior parte dei festival e dei teatri d’Europa oggi è in ritardo: “Quando Beethoven scrisse la ‘Nona Sinfonia’ il suo datore di lavoro si arrabbiò e gli chiese se fosse proprio necessario aggiungere un coro e quattro solisti dell’orchestra. La prima rappresentazione fu un disastro economico, anche se ebbe un grande successo. Ma se Beethoven si fosse fatto convincere oggi non avremmo la ‘Nona’. E poi – ha aggiunto – un’Orchestra Sinfonica costa molto, molto di meno di un giocatore di calcio”.
Il direttore d’orchestra italiano ha sostenuto che i governanti dovrebbero capire questo messaggio e dovrebbero “rimuovere qualche finanziamento a cose inutili per destinarlo all’educazione e all’istruzione”.
“L’Europa – ha concluso Muti – deve tornare ad essere propositiva in campo culturale e non può ridursi ad essere centro turistico del mondo”.