Home Generale Appello di un preside: “Anche i privati aiutino le scuole”

Appello di un preside: “Anche i privati aiutino le scuole”

CONDIVIDI

Come è ormai noto, il contagio da Covid-19 sta provocando tutta una serie di divieti e difficoltà il cui impatto non poteva non toccare la scuola che, sospendendo l’attività, si è dovuta pure inventare la didattica a distanza per non lasciare del tutto sguarnita la scuola e aiutare i ragazzi ad andare avanti ma pure a consolidare quanto finora appreso.

L’intervento dei privati

Ma è pure noto che molti ragazzi non posseggono gli strumenti tecnologici per seguire le lezioni a distanza e altri non hanno neanche la connessione veloce, per cui un preside del Piemonte, come riporta La Stampa,  per fronteggiare queste evidenti disuguaglianze ha chiesto, laddove manca lo Stato, l’intervento dei privati:  “Per fronteggiare questo rischio, serve da parte dei privati una mobilitazione simile a quella che si sta verificando sul fronte degli ospedali. Ci si rivolge ai privati perché siano loro a muoversi e ad acquistare ciò di cui c’è bisogno, scavalcando i tempi e le burocrazie del settore pubblico. Abbiamo bisogno di azioni immediate”.

Mancano i mezzi per le connessioni e per la didattica a distanza

E ha pure aggiunto: “Nell’immediato è giusto stare fermi a casa e per ora ce la caviamo ma il problema della didattica a distanza, ormai è chiaro, si porrà almeno fino a fine anno scolastico. L’emergenza educativa è grave e può essere risolta solamente dando a tutti gli studenti la strumentazione adeguata. Mancano i computer, la maggioranza dei ragazzi lavora sullo smartphone e non è facile. Ci sono famiglie che hanno più figli e dove magari l’unico pc serve ai genitori per lavorare. A scuola, abbiamo smontato tutti quello che potevamo, preso i personal computer a disposizione e consegnati ai ragazzi che ne avevano più bisogno. Ma il disagio nasce anche da connessioni insufficienti, dai giga che non bastano a sostenere ore di lezione”. 

Propensione alla filantropia

E questo pure in considerazione del fatto che l’emergenza possa ancora durare e se così fosse al rientro a scuola si rischia un gap profondo tra alunni. E allora, secondo il dirigente intervistato da La Stampa, “ci sarebbe bisogno di gruppi del settore tecnologico che, sempre passando per la Protezione civile come avviene in questi casi, mettessero a disposizione scorte di computer o di altri materiali o le risorse per comprarli. C’è grande propensione alla filantropia e sarebbe bello e importante, anche in ottica futura, che qualcuno pensasse anche a milioni di studenti”.