Cara ministra Azzolina,
sono uno studente privilegiato. Mi definisco in questo modo perché la mia situazione famigliare è positiva, perché ho a disposizione smartphone, pc e rete internet, perché ho un buon metodo di studio e sono sempre andato molto bene a scuola.
Da qualche settimana partecipo alla gestione di una pagina Instagram (nomaturità2k20) e Twitter (studentiad2020) insieme ad alcuni amici. Inizialmente avevamo creato la pagina per contestare quanto era stato deciso sull’esame di maturità, senza sperare di ottenere grandi risultati, ma più per poter dire di avere provato a cambiare le cose.
Ma poi le cose sono cambiate davvero.
Crescevano i nostri contenuti (articoli, news, esperienze) e crescevano le nostre visualizzazioni, fino a diventare migliaia. Moltissimi hanno iniziato a scriverci raccontandoci le loro esperienze riguardo la didattica a distanza, di fatto senza che lo chiedessimo. Ho letto storie che mi hanno sollevato, colpito, turbato. Ho capito che quello che io e i miei amici stavamo facendo non era più un inutile sfizio; era un dovere: il dovere di dare voce a chi si fida di noi, a chi ci vede come un punto di riferimento, a chi ci ringrazia ogni giorno per il poco che stiamo facendo.
E’ stato a quel punto che ho capito di essere uno studente privilegiato.
“Due famigliari sono morti di Covid. Siamo due fratelli con una connessione scarsa”.
“Siamo in sei in una casa piccolissima, non ho una stanza personale, né un angolo tranquillo dove seguire le videolezioni”.
“Mio papà è un medico e non lo vedo da più di un mese. Si isola per proteggermi”.
“Mia mamma lavora. Non è facile seguire le lezioni perché devo badare alla mia sorellina di due anni”.
Sono solo alcune delle testimonianze che ci arrivano dai nostri seguaci maturandi. Sentire queste storie fa male. E fa ancora più male sapere che non stanno arrivando a Lei, signora Ministra.
La didattica a distanza ha molti problemi, ma è anche un grande strumento. E’ stato stupefacente il modo in cui, fin dall’inizio e senza esitare, molti insegnanti hanno condiviso contenuti e videolezioni con noi studenti. Tuttavia molti altri non l’hanno fatto. La didattica a distanza è stata resa obbligatoria solo dall’8 aprile. Ci sono classi che potenzialmente per quarantatre giorni non hanno svolto una sola lezione. I fondi per i dispositivi digitali stanno arrivando, ma ci sono studenti che per più di cinquanta giorni non si sono potuti connettere nemmeno una volta.
L’unica soluzione per questo problema è l’acquisto di dispositivi. Si tratta, però, di un’azione che non è in grado di eliminare il gap didattico creatosi in questo periodo. L’unico modo per colmarlo è quello di utilizzare il tempo che sarebbe necessario per preparare l’esame dedicandolo al completamento del programma scolastico. In tal modo arriveremmo preparati all’università o ad un futuro impiego.
Come si può fare un esame se non si è stati in grado di garantire il servizio scolastico per più di un mese?
L’esame concepito dal decreto scuola vede diverse possibilità. Quella del rientro entro il 18 maggio è ormai stata esclusa da molti. La prova sarà quindi unica e orale. Ci sono presidi che stanno facendo perdere mattine intere di videolezione per svolgere simulazioni della prima prova d’esame quando questa evidentemente non si farà: per favore, Ministra, lo dica chiaramente.
La prova orale si svolgerà molto probabilmente online. Infatti, anche potendo ipotizzare di essere giunti, nel frattempo, alla “fase 2” della “convivenza con il virus”, sarebbe assurdo mettere a rischio la vita di insegnanti e collaboratori scolastici (oltre che delle loro famiglie) contagiabili da studenti potenzialmente asintomatici.
L’esame orale è di per sé incompleto. Online lo è ancora di più.
Abbiamo fatto sondaggi su Instagram, raccogliendo i motivi per i quali gli studenti pensano che l’esame non si dovrebbe fare:
non tutti hanno a disposizione i mezzi per svolgere videolezioni, interrogazioni e esame online, molti studenti sono contagiati o in lutto, questo esame non è meritocratico, manca il confronto diretto tra studente e commissione.
Preparare l’esame porta via tempo alla didattica a distanza. Nemmeno i migliori insegnanti riusciranno a portare a termine il programma didattico di questo passo. Usiamo questo tempo per finire il programma e arrivare più preparati all’università o al nostro futuro impiego.
Stanchi di criticare e basta, abbiamo provato a proporre vie alternative. Abbiamo elaborato una proposta alternativa all’esame che, lo dico sinceramente, non sappiamo quanto possa essere reale, ma riguardo la quale gradiremmo avere una Sua risposta: eliminato il colloquio orale, valutazione sulla base della media degli ultimi tre anni (media moltiplicata per 10) e bonus di 0-10 punti (compresa la lode) attribuito dalla commissione interna considerando percorso scolastico, miglioramenti, impegno, didattica a distanza, alternanza scuola-lavoro e partecipazione dello studente. No al “6 politico”.
In questo modo vogliamo valorizzare l’aspetto meritocratico. Aspetto che potrebbe essere messo a rischio da un colloquio orale con il quale ci si giocano 60 punti e che avviene dopo un periodo di studio pressoché individuale e una situazione di straordinaria emergenza per tutto il popolo italiano.
Parlo di 60 punti perché rappresentano una delle questioni fisse che i nostri followers ci pongono.
Ministra Azzolina, nell’intervista che ha rilasciato a TPI ha affermato: “Io leggo tutto quello che arriva, anche le cose più critiche, per capire ogni giorno come muoversi”.
Però sembra proprio che non abbia visto ciò che Le abbiamo scritto noi. Le rivolgo alcune tra le domande che più frequentemente i Suoi studenti si pongono. Spero di poter avere, questa volta, risposte chiare e sincere. Non lo chiedo per me (studente privilegiato), ma per tutti gli studenti italiani in difficoltà.
L’esame sarà ufficialmente online?
La commissione interna sarà composta da sei insegnanti interni o da tutto il consiglio di classe?
Si potrà portare una tesina?
Il voto sarà composto dai crediti accumulati negli ultimi tre anni e da quelli ottenuti con il colloquio orale. L’orale quindi vale 60 punti?
Perché i privatisti devono svolgere l’esame a settembre? Tutto ciò creerebbe notevoli problemi per il loro accesso alle università.
Lei ha confermato che con la didattica a distanza non si arriva al 100% degli studenti. Quell’1% o più che non è stato raggiunto, come potrà svolgere l’esame?
La nostra proposta è realizzabile? Se no, perché?
Quali sono i problemi che comporterebbe l’eliminazione dell’esame?
Il Sottosegretario all’Istruzione De Cristofaro ha detto: “la pandemia non rende possibile fare i concorsi come non è possibile svolgere gli esami di maturità tradizionali e penso che per quest’anno bisogna pensare meccanismi diversi”. Il nostro meccanismo non è il migliore per tutti?
E’ vero, #lascuolanonsiferma. Non facciamola fermare per un esame incompleto e superfluo. Facciamo continuare l’istruzione, facciamo proseguire la didattica a distanza, costruiamo la nostra cultura invece di preoccuparci di verificarla nel modo sbagliato.
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