Le continue indicazioni da parte di rappresentanti del Governo Letta verso un rafforzamento del rapporto tra scuola e aziende potrebbero presto tramutarsi in norme di legge. L’indicazione è arrivata dal presidente della commissione Lavoro di Palazzo Madama, Maurizio Sacconi, che nel commentare gli emendamenti presentati dal Pdl al decreto Lavoro all’esame delle commissioni Finanze e Lavoro del Senato ha parlato di alcune proposte emendative "dedicate alla integrazione tra scuola e lavoro, tra apprendimento teorico e pratico, tanto attraverso le tipologie di apprendistato, che vanno semplificate, quanto attraverso forme di studio che includono periodi di alternanza con esperienze in ambiti lavorativi".
La novità riguardante il potenziamento delle attività di apprendistato è che vorrebbero essere portate indietro di un ulteriore anno: "si ipotizza che possano iniziare a 14 anni allo scopo di offrire una alternativa alla totale inattività", ha precisato Sacconi. Significherebbe, in pratica, fare un salto indietro di oltre cinquant’anni, quando, in un dopoguerra caratterizzato da tantissimi giovani che lasciavano ancora prematuramente la scuola, quella dell’apprendistato rappresentava una valida alternativa per salvare tanti giovani dalla disoccupazione e dalla strada.
Secondo Sacconi, si tratta di un’opportunità importante. Su cui il suo raggruppamento politico conta. E su cui la maggioranza dovrà confrontarsi seriamente. Il decreto Lavoro, del resto, sembra che sia diventato un passaggio decisivo per la tenuta dell’esecutivo. "Tocca al Governo ora fare una sintesi, cercare mediazioni nella maggioranza, assumere la responsabilità di decisioni che saranno lealmente votate. E al Governo – conclude Sacconi – rivolgiamo un forte appello ad avere coraggio".
I segnali perché l’emendamento del Pdl venga approvato ci sono. C’è la spinta di Confindustria. E ci sono i dati riguardanti l’abbandono scolastico in età di obbligo formativo, purtroppo ancora vicino al 20% anziché a quel 10% che indica l’Europa da anni.
Per completezza, però, va detto che non basta dare il via libera all’apprendistato a 14 anni. Il Governo dovrebbe varare anche una serie di norme (adeguatamente finanziate) che permettano sì ai giovani di trovare spazio nelle aziende (fiscalmente agevolate) già all’indomani della licenza media, senza però abbandonare del tutto la formazione scolastica. Una parte dell’attività lavorativa precoce dovrebbe essere dedicata alla teoria, allo sviluppo dei contenuti delle materie principali costituenti il biennio delle scuole professionali. Insomma, occorre una formula che integri lavoro e formazione. Perché 14 anni sono davvero pochi per lasciare la scuola. Ma altrettanto pochi per iniziare solo a lavorare.