Con una lettera indirizzata ai Capigruppo di Camera e Senato e ai presidenti delle Commissioni Lavoro Uil e Uil-Scuola prendono posizione in merito all’ “emendamento Cazzola” sull’apprendistato a 15 anni in discussione in Parlamento proprio in questi giorni.
L’emendamento presentato dall’on. Cazzola nell’ambito del disegno di legge recante tra l’altro disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro prevede che “l’obbligo di istruzione, di cui all’art. 1, c. 622 della L. 26 dicembre 2006, n. 296 e successive modificazioni, si assolve anche nei percorsi di apprendistato per l’espletamento del diritto dovere di istruzione e formazione di cui al presente articolo”
Secondo la Uil parlare di abbassamento dell’età lavorativa dei minori significa di fatto sancire “un disimpegno del nostro Paese nei confronti del futuro dei giovani e del nostro sistema di istruzione, proprio in un momento in cui è fondamentale assicurare ai nostri ragazzi basi solide per le conoscenze future”.
“E’ pur vero che è in azienda che si impara a lavorare” sostiene la Uil, ma “è anche altrettanto vero che è nella scuola che si impara ad apprendere, con beneficio anche di chi dovrà addestrare un giovane ad espletare efficientemente le mansioni a lui affidate”.
Il sindacato di Angeletti e Di Menna non fa venire meno al Governo una significativa apertura di credito proprio sulla riforma della secondaria: “Le riforme in corso prevedono un forte collegamento con il mondo del lavoro e sembrano avviate ad una proficua conclusione: ci riferiamo al riordino degli Istituti Tecnici e a quelli Professionali, agli IFTS e agli ITS ma anche all’alternanza scuola lavoro, che parte proprio dai 15 anni”
“Se lo stato dell’arte è questo – sostiene però la Uil – non vediamo la necessità di un apprendistato a 15 anni che, soprattutto se non attentamente regolamentato (ad esempio prevedendo nella sua programmazione didattica una forte componente di competenze di base e trasversali e la possibilità di riprendere un percorso di studi senza svantaggi rispetto a chi a seguito un corso di istruzione), rischierebbe di incrementare anziché ridurre il numero di una purtroppo ancora troppo folta schiera di giovani tra i 14 ed i 16 anni che non studiano né lavorano”.
Alla richiesta della Uil si affiancano le proteste della Flc-Cgil che, a proposito di questa norma, ha già parlato di un “ritorno agli anni cinquanta” e di un provvedimento che legittimerebbe lo sfruttamento del lavoro minorile.
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