“Questo progetto è giustificato come una risposta ai drammatici dati sulla disoccupazione giovanile forniti di recente dall’Istat” – dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti.”Ancora una volta si attribuisce all’istruzione la responsabilità della mancanza di occupazione, causata invece dai provvedimenti scellerati degli scorsi Governi, dal pacchetto Treu fino all’attuale Jobs Act. I recenti dati Almalaurea confermano ancora una volta che il problema non sono le competenze, bensì la progressiva precarizzazione del mercato del lavoro. Questo provvedimento ci farà sperimentare la precarietà lavorativa già prima del diploma.
“Questo è inaccettabile” – continua Danilo Lampis – “Ancora una volta i percorsi formativi sono dequalificati in favore di una idea aziendalistica dell’istruzione pubblica, che perde la propria funzione pedagogica per lasciare spazio all’insegnamento di mestieri piuttosto che di competenze critiche capaci di far orientare gli studenti nella realtà e nella società che si troveranno ad affrontare una volta usciti dai luoghi formativi.
Il 35% delle ore scolastiche in azienda per noi rappresenta un punto di non ritorno: si consegnano le nostre scuole agli interessi dei privati, tanto che non saranno più le scuole a immaginare i progetti di alternanza ma le aziende stesse con protocolli d’intesa con il Miur.”Pensiamo che con tale sperimentazione si apra una ulteriore dequalificazione della didattica delle nostre scuole, alimentando un inasprimento della distanza classista tra scuole di serie di A, che stimolano gli studenti al proseguimento degli studi e scuole di serie B, volte alla precanalizzazione nel mercato del lavoro, fucine di manodopera a basso costo.” – continua nella nota l’UdS. “Rigettiamo tale provvedimento e siamo pronti a impedire, scuola per scuola, l’approvazione delle convenzioni scuola-azienda nei consigli d’istituto”.
“Il Governo ancora una volta procede sordo alle istanze delle componenti sociali” – conclude l’UdS. ”Concepiscono un provvedimento che sconvolge l’idea dell’istruzione pubblica ad anno scolastico ormai concluso, evitando dunque la possibilità che vi possano essere delle manifestazioni di protesta da parte degli studenti. L’11 luglio saremo in piazza a Torino per contestare il vertice europeo sulla disoccupazione giovanile perché non è in questo modo che la si combatte ma solo con più investimenti in istruzione, innovazione e ricerca per invertire l’attuale modello di sviluppo. ”
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