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Approvata al Senato la riforma delle scuole speciali

Accordo di massima nella VII Commissione del Senato sullo schema di "Riforma delle scuole ed istituti a carattere atipico".
A parte alcuni dissensi marginali lo schema di regolamento è stato approvato: d’altronde non poteva essere altrimenti dal momento che il provvedimento risale alla precedente legislatura e si inserisce all’interno delle norme previste dalla legge n. 69/2000 voluta in particolare dalla ex sottosegretaria di Stato Carla Rocchi.
Sullo decisione della VII Commissione si registra già una prima presa di posizione da parte della FADIS (Federazione delle Associazioni docenti specializzati) che – attraverso il presidente nazionale Nicola Quirico dichiara: "Dopo trent’anni di integrazione scolastica nel nostro paese, riappare lo spettro delle scuole speciali e degli istituti speciali. Ci aspettiamo per il futuro da parte di tutti i parlamentari più ‘convinzione’ in difesa dell’unica riforma trasversale che ha attraversato la scuola italiana e soprattutto più risorse per le scuole che nel presente anno scolastico hanno accolto oltre 130mila allievi ed allieve nelle classi comuni di ogni ordine e grado"
Il dibattito in Commissione non è stato particolarmente vivace.
Qualche dubbio l’ha sollevato la Senatrice Soliani che, pur comprendendo il diverso approccio e la diversa valutazione politica della nuova maggioranza, ha espresso il timore che "si possa correre il rischio di un ritorno al passato e ad una conseguente rilegittimazione delle scuole speciali."
A fugare le perplessità della senatrice Soliani e del senatore Cortiana, intervenuto anch’egli nel dibattito, ci ha pensato personalmente la sottosegretaria Valentina Aprea che ha parlato di "una fase transitoria nel corso della quale le ultime scuole speciali ancora esistenti (che hanno ancora una loro utenza) esauriscano progressivamente la loro funzione e orientino conseguentemente la propria attività nel settore della ricerca. In tale prospettiva appare essenziale che gli istituti parificati operino in collaborazione con i centri di ricerca".

Reginaldo Palermo

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