Categorie: Riforme

Approvata la riforma della docenza universitaria

Dopo l’approvazione da parte del Senato, il disegno di legge che riforma la docenza universitaria ha ottenuto anche quella della Camera. Il 25 ottobre, nell’Aula di Montecitorio, sono stati 259 i voti favorevoli, mentre i parlamentari dell’Unione non hanno partecipato alla votazione.
Precedentemente erano state respinte le pregiudiziali di costituzionalità presentate dall’opposizione, che si collegavano alla vicenda del parere espresso qualche giorno fa dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati, la quale aveva ravvisato elementi di incostituzionalità in un passaggio del disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti universitari. Dopo il parere, si pensava, quindi, che il testo potesse essere rinviato all’esame del Senato che aveva dato il proprio assenso, con voto di fiducia richiesto dal Governo, lo scorso 29 settembre. Ma la Commissione Cultura della Camera approvava un ordine del giorno che prevedeva di portare comunque il ddl nell’Aula della Camera dei deputati per la votazione.
Per contestare il disegno di legge, sindacati, associazioni professionali di categoria, rappresentanti degli studenti fissavano per il 25 ottobre una grande manifestazione a Roma, nell’ambito delle mobilitazioni già in atto da settimane negli Atenei, che si sono intrecciate in questi giorni, con la protesta degli alunni delle scuole superiori contro il decreto di riforma della secondaria di II grado. Secondo gli organizzatori sono stati circa 150mila gli studenti di scuola ed università che, insieme a docenti e precari della ricerca, hanno partecipato al corteo che è sfilato nella capitale (manifestazioni si sono svolte in altre città, con la presenza, accanto agli studenti, anche di genitori di alunni delle superiori).
Mentre si discuteva il testo, con i parlamentari dei partiti dell’opposizione che rinnovavano le critiche al provvedimento, nell’Aula della Camera arrivavano le notizie delle tensioni fuori da Montecitorio (dove una parte del corteo studentesco si era riunito con numerosi docenti e ricercatori universitari, giunti in rappresentanza dei vari Atenei), con cariche della polizia nei confronti di studenti, nelle quali sono rimasti contusi anche un fotografo ed un operatore televisivo.
Nel frattempo, alcuni manifestanti avevano bloccato con un sit-in il passaggio verso Montecitorio.
 
Al termine della seduta con cui è stato approvato il provvedimento normativo, Giovanna Grignaffini, capogruppo Ds alla Commissione Cultura della Camera, ha usato toni perentori: “il Governo Berlusconi, forzando i tempi e calpestando le più elementari regole parlamentari, ha fatto approvare dalla sua maggioranza una ‘riformetta’ del sistema universitario palesemente incostituzionale”.
La rappresentante dei Ds ha poi aggiunto: “macroscopici sono i limiti di questo provvedimento a cominciare alla totale assenza del sistema di valutazione dei docenti e degli Atenei che consegnerà definitivamente il sistema universitario italiano nella mani di una ristretta lobby di potere; in questi cinque anni il Governo non ha voluto fare un vera riforma necessaria al Paese”.
Di tutt’altro avviso il ministro Letizia Moratti: “anzitutto, con le idoneità nazionali abbiamo riportato serietà e trasparenza nel reclutamento dei docenti universitari, evitando il ripetersi di fenomeni di localismo, di clientelismo e di baronie”. Il Ministro, commentando la riforma, ha affermato: “abbiamo allargato la base dei giovani ricercatori, che potranno entrare nelle università grazie a un sistema che premia il merito e l’impegno, mentre attraverso la chiamata diretta abbiamo dato la concreta possibilità ai più qualificati studiosi impegnati all’estero di inserirsi nel sistema universitario italiano; abbiamo creato un maggiore raccordo con il mondo produttivo attraverso le cattedre convenzionate e le convenzioni di ricerca”.
Viene introdotta la nuova figura di ricercatore a tempo determinato; per gli estensori del provvedimento normativo dovrebbe essenzialmente dedicarsi all’attività di ricerca, mentre per gli oppositori si moltiplicano le figure precarie impegnate nella didattica a scapito dell’attività di ricerca.
Il ddl approvato prevede che i concorsi per la copertura dei posti di ricercatore universitario a tempo indeterminato potranno essere banditi fino al 30 settembre 2013. Viene inoltre introdotto il giudizio di idoneità nazionale, quale presupposto per la successiva chiamata da parte delle università. L’idoneità dura 4 anni e contempla delle riserve per i passaggi di carriera.
Sarà possibile attivare posti di professore straordinario di durata temporanea, sulla base di convenzioni con imprese o enti esterni, a totale carico di quest’ultimi; sempre con imprese o enti esterni, sono previste convenzioni di ricerca che potranno prevedere compensi aggiuntivi a favore dei docenti che vi partecipano.
 
Intanto, negli Atenei proseguo lo stato di agitazione per contestare il provvedimento e la mancanza di confronto con le varie componenti del mondo universitario (anche molti rettori criticano la Moratti perché dopo che alcuni mesi fa sembravano aprirsi degli spiragli per accogliere le loro istanze, invece, il maxiemendamento al testo che era in discussione prima dell’estate ha annullato le prospettive di dialogo, portando frettolosamente il provvedimento nelle Aule parlamentari per il voto di approvazione). Ma oltre che su quella che gli oppositori del provvedimento di riforma definiscono la “precarizzazione della docenza universitaria, che assume aspetti allarmanti per i ricercatori”, l’attenzione si rivolge agli scarsi finanziamenti per l’università e ad una “finanziaria” che si annuncia penalizzante.
 
Andrea Toscano

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