C’è soddisfazione in Consiglio dei ministri per l’approvazione del Documento di economia e finanza per il 2018, prodotta il 26 aprile in forma “tecnica” vista l’assenza di un esecutivo politico.
Secondo il premier uscente Paolo Gentiloni, il Def è “a politiche invariate: non contiene parti programmatiche e riforme che spettano al prossimo governo, fotografa la situazione tendenziale dalla quale emerge un quadro positivo”.
Si riduce il debito nazionale
In conferenza stampa, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha spiegato che la crescita per il 2017 si è attestata all’1,5% e che il livello si dovrebbe confermare per l’anno in corso.
Inoltre, ha continuato il titolare uscente del dicastero Economia, il debito “diminuisce nel 2017 e diminuisce in maniera marcata di un punto percentuale nel 2018”. Per Padoan, ciò “dimostra che la strategia è quella giusta e non è necessario deviare come a volte sento dire“.
Il debito si attesta al 130,8% del Pil nel 2018; nel 2019 scenderà al 128% e nel 2020 al 124,7%. Sono dati “incoraggianti”, pensiamo che il “Pil italiano possa andare oltre le cifre che osserviamo adesso, almeno al 2%”, ha concluso Padoan.
Fedeli: continuità alle nostre politiche
Ad esternare tutta la sua soddisfazione è stata anche la ministra uscente dell’Istruzione Valeria Fedeli. Al termine del Cdm che ha approvato il Documento di Economia e Finanza, la titolare del Miur ha detto che “il Def approvato oggi in Consiglio dei ministri conferma che le politiche attuate in questi anni andavano nella giusta direzione. Se si darà loro continuità, ulteriori risultati positivi saranno possibili”.
E ancora: “La serietà dimostrata sui conti pubblici, l’impegno nel realizzare misure di sostegno alla crescita e quello teso ad assicurare la credibilità del nostro Paese in ambito internazionale – prosegue – hanno permesso di affrontare e superare una difficile crisi economica e di registrare oggi anche dei dati significativi, non ultimo il calo di un punto percentuale del debito rispetto al Pil”.
Sulla scuola va confermato l’investimento
Secondo la Fedeli, inoltre, c’è “da sottolineare l’investimento per noi prioritario su scuola, università e ricerca. Investimento fondamentale per costruire una società e un’economia della conoscenza”.
Ancora una volta, quindi, seppure indirettamente, la Fedeli difende la riforma della Buona Scuola e tutte le novità legislative che ha introdotto nel campo dell’istruzione. Dando ragione a chi sostiene che permangono difficoltà oggettive sulla formazione di un Governo composto da M5S (che vuole cancellare la L.107/05) e Partito Democratico (che continua a difendere la riforma, aprendo al massimo a qualche lieve cambiamento).
C’è ancora molto da fare
“Quanto fatto – dice ancora Fedeli – però non basta, se guardiamo ai dati relativi alle diseguaglianze presenti nel nostro Paese. L’Italia deve proseguire sulla strada imboccata in questi anni, continuare ad investire sull’intera filiera del sapere e rafforzare le politiche utili a tradurre i segnali positivi registrati sul piano economico e finanziario in misure concrete a beneficio delle fasce più deboli della popolazione. Da questo punto di vista, l’importante novità introdotta dal Governo con il Reddito di inclusione dovrà essere sostenuta e ulteriormente rafforzata”.
“Così come non andrà abbandonata l’innovazione introdotta nel Def, cioè l’allegato riguardante il rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (Bes), che dimostra la volontà e l’impegno a far camminare parallelamente il percorso della stabilità dei conti con quello, necessario, utile a perseguire – conclude la ministra – politiche di inclusione sociale e di lotta alle diseguaglianze”.