E’ dal 2001, scrive Aprea, che “si è aperta la strada della valutazione degli apprendimenti e delle scuole, ma non è stato possibile ancora affrontare e predisporre la valutazione degli insegnanti” che è “la premessa per introdurre una premialità, all’interno di una più complessiva revisione del contratto che superi l’attuale uniformità solo formale – che nasconde invece grandi differenze tra docente e docente – e permetta la differenziazione dei ruoli e delle carriere, consentendo il giusto riconoscimento retributivo e di ruolo a chi lavora di più e meglio. Non si può arrivare a dare uno stipendio più alto solo perché si è alla fine della carriera e non incentivare i giovani docenti quando hanno motivazione ed energia per contribuire a qualificare la scuola”.
La scuola, scrive sempre Aprea “è ancora lontana non solo dal raggiungere questi obiettivi”, mentre “va ricordato che proprio il ministro Gelmini, nell’ambito della riqualificazione della spesa pubblica dell’istruzione, operata anche attraverso la diminuzione di posti di insegnamento e la revisione complessiva degli ordinamenti, destinò ben il 30% dei risparmi ottenuti ad un intervento sperimentale che premiasse il merito degli insegnanti”.
Il progetto sperimentale “Valorizza”, voluto da Gelmini, e che “si basò sulla partecipazione volontaria delle scuole” ebbe risultati interessanti perché “si riconobbe un metodo per individuare i docenti migliori, con un criterio che confrontasse le opinioni di studenti, famiglie e colleghi, per giungere ad una reputazione professionale equilibrata”.
“Il rapporto finale conteneva l’indicazione di una diffusione progressiva dell’esperienza, per giungere “a tre diverse e legittime aspettative di ogni insegnante meritevole: più remunerazione, più prestigio, più carriera”.
Tutto decadde, scrive sempre Aprea, allorchè “Profumo, prese due decisioni gravissime nell’indifferenza generale: interruppe ogni intervento di valutazione dei docenti e dirottò le risorse stanziate per il riconoscimento del merito agli scatti di anzianità generali.
Con ciò produsse due ulteriori danni, che i matematici potrebbero definire al quadrato: si interruppe un difficile cammino intrapreso per diffondere la cultura della valutazione degli insegnanti e ci si arrese alla constatazione che l’unico merito riconoscibile agli insegnanti fosse l’invecchiamento nella propria professione”.
Peggio ha fatto Carrozza: “si straccia le vesti dopo aver partecipato a tutte le decisioni collegiali del Consiglio dei ministri. Per queste ragioni continuo a capire molto di più il ministro Saccomanni”, mentre “spicca una debolezza estrema di questo ministro e di questo ministero che pare non governino più il rapporto con il Mef”.
Se si archivia velocemente “questa vergognosa situazione, si perdere però la “possibilità di rimettere al centro dell’azione di governo la questione dello sviluppo professionale dei docenti, accontentandosi di rispondere solo alle rivendicazioni degli scatti di anzianità”.
Da qui l’appello di Valentina Aprea a Carrozza e al Governo Letta: per recuperare la pessima figura: “mettano di nuovo sul tavolo, nel confronto con i sindacati, lo sviluppo e la differenziazione delle carriere dei docenti e nello stesso tempo, con la nuova e imminente presidenza Invalsi, ripartano con un intervento di valutazione degli insegnanti, al fine di promuovere e favorire motivazione, innovazione e anche attrarre le migliori intelligenze verso l’insegnamento, strade che da tempo ci indicano l’Ocse e l’Unione Europea”.