Attualità

Aprea sull’inizio scuola: tamponi ogni 48 ore a carico dello Stato

“Le cose sono due: in classe o ti vaccini o ti fai il tampone ogni 48 ore,” afferma Valentina Aprea, deputata di Forza Italia, ospite dell’appuntamento della Tecnica della Scuola Live per parlare di obbligo vaccinale docenti. Ma quando il direttore della nostra testata, Alessandro Giuliani, le fa notare che un tampone ogni 48 ore avrebbe dei costi improponibili per le famiglie, lei precisa il suo pensiero: “Non dovrebbe essere a carico delle famiglie, ma dello Stato”.

In altre parole, per la deputata il rientro in classe dovrebbe avvenire all’insegna del Green pass scuola, affinché si faccia in modo che in aula entri solo chi non abbia una carica virale tale da contagiare gli altri. Lo screening preventivo diventa sotto questo profilo essenziale.

E cita il leader Silvio Berlusconi: “Opporsi ai vaccini non è libertà”.

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Si confrontano sul tema dell’obbligo vaccinale, oltre a Valentina Aprea, anche Ivana Barbacci, Segretario generale aggiunto di Cisl scuola; Rossano Sasso, sottosegretario all’Istruzione; e il nostro direttore Alessandro Giuliani.

“Dobbiamo fare valutazioni a 360° – continua l’onorevole Aprea -. Ora che anche il Cts si è espresso a favore della vaccinazione degli insegnanti, a garanzia della prevenzione dal contagio pandemico delle scuole, si deve procedere in fretta. Certo, va fatto un monitoraggio serio. C’è un divario territoriale in fatto di vaccini insegnanti, ci sono regioni come la Lombardia e la Campania che arrivano al 90% di vaccinati e ci sono regioni come la Sicilia e la Liguria che sono molto indietro”.

“Un docente no vax che non si vaccina va sospeso?” incalza il direttore della Tecnica della Scuola Alessandro Giuliani, ma la deputata non risponde in modo diretto e fa riferimento a tutte le misure che, insieme alle vaccinazioni, dovranno contribuire alla prevenzione del contagio, a partire dai sistemi di aerazione.

Ritorno alla didattica a distanza?

E sul pericolo del ritorno alla didattica a distanza, specie per i ragazzi delle superiori, Valentina Aprea ridimensiona il problema: “Gli strumenti tecnologici sono alla base della ripartenza della scuola. Ripartenza significa una nuova didattica. La DaD è stata fatta male, perché si è lavorato alla vecchia maniera, riproponendo nella didattica a distanza gli stessi modelli della lezione tradizionale”.

Ritorna così su quanto affermato da Andrea Gavosto, nella ricerca firmata Fondazione Agnelli che ha testimoniato un uso didattico della DaD non adeguato allo strumento digitale da parte della classe docente, a detta degli intervistati.

Carla Virzì

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