La notizia l’ha riportata nei giorni scorsi il Corriere della Sera: la nocciola è il secondo alimento – dopo l’arachide – causa di reazioni allergiche severe nei bambini in età scolare, il terzo nei bambini in età prescolare.
Lo rivela uno studio torinese condotto dalla dottoressa Giovanna Monti, del servizio di Allergologia pediatrica della Pediatria, afferente al Dipartimento di Patologia e Cura del Bambino dell’ospedale infantile Regina Margherita della Città della Salute di Torino. Lo studio, pubblicato su Pediatric Allergy and Immunology, ha permesso di isolare una proteina allergenica – detta oleosina. Il nuovo allergene sarebbe stato depositato nell’apposita banca degli allergeni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
Vengono così ufficializzate dall’OMS le proprietà allergizzanti di due ingredienti base delle principali creme spalmabili che sappiamo essere estremamente presenti nelle abitudini alimentari dei bambini. Al di là della questione relativa all’obesità infantile, dunque, in fatto di protocolli alimentari associati all’infanzia emerge un’ulteriore ragione per ripensare i menù delle mense scolastiche.
Il tema dell’educazione alimentare, lo abbiamo già detto, passa infatti anche dalle scelte compiute dalle scuole. Di recente abbiamo riferito, ad esempio, dei nuovi menu vegani nelle scuole torinesi, elaborati insieme all’Associazione Cuochi di Torino. Si tratta di un modo di costruire percorsi educativi legati al cibo, anche inteso come identità, conoscenza e cultura, un percorso che in futuro potrebbe portare all’introduzione, accanto ai menù delle regioni, di quelli del mondo.
Ma se il menù vegano ha delle ragioni prettamente culturali alla base, in generale le mense scolastiche devono garantire un’alimentazione buona, sana e sostenibile. Lo dicono i responsabili di Foodinsider, l’Osservatorio sulle mense scolastiche nato nel 2015 per monitorare l’equilibrio delle diete proposte a scuola e l’evoluzione del sistema di ristorazione nei vari Comuni d’Italia. Un’alimentazione sana che dovrebbe tradursi, di fatto, nell’esigenza di evitare cibi processati e ultra processati (crocchette, bastoncini, salsicce, hamburger…), menù squilibrati e iperproteici (quelli, ad esempio, che sommano proteine animali e vegetali) o cibi veloci (come il formaggio spalmabile o i budini) pensati solo per saziare e non per educare.
Un’occasione, quella del consumo dei pasti a scuola, che consente peraltro di far fronte alla dilagante povertà alimentare che colpisce più di un bambino su 10, specie nel Sud Italia, nell’ambito di famiglie che sulla tavola potrebbero portare pasti meno ricchi di quelli forniti dalla scuola.
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