Dovrà difendersi da un’accusa davvero grave un bidello di 51 anni sino allo scorso anno in servizio preso un asilo della provincia di Arezzo: su di lui pende l’atroce sospetto della violenza sessuale aggravata su 11 bambini dell’asilo dove lavorava, nell’Aretino. L’udienza preliminare è in programma il 3 febbraio.
Gli abusi – riferisce l’Ansa – risalirebbero al periodo precedente al marzo 2012 e, stando alle testimonianze dei piccoli, sarebbero avvenuti nel bagno della scuola materna, dove il collaboratore scolastico si sarebbe spogliato costringendoli ad atti sessuali. La notizia, pubblicata su ‘La Nazione’, è emersa in seguito alle notifiche, dopo l’avviso di chiusura delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Ersilia Spena.
L’inchiesta iniziò in seguito al repentino cambio di personalità di una bambina, che cominciò ad avere crisi isteriche e ad usare un linguaggio scurrile. Da lì partì la denuncia della madre.
Fu uno psicologo dell’ospedale Meyer di Firenze a sospettare che avesse subito abusi sessuali: perché nei loro disegni, i bambini avrebbero rappresentato, sia pure in forma molto schematica, gli atti sessuali che sarebbero stati costretti a subire.
Nella scuola vennero anche installate dai carabinieri telecamere e microfoni nascosti, ma senza raccogliere prove sulle violenze. Anche l’analisi del computer del bidello non ha prodotto risultati. Sarebbero i disegni dei bambini ad aver indirizzato gli investigatori nell’indagine contro il bidello a cui la procura di Arezzo contesta la violenza sessuale aggravata sugli alunni di una scuola materna del Valdarno aretino.
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Raffaello Falagiani, difensore del bidello, che nel frattempo è stato trasferito ad un’altra scuola, a proposito dei disegni, sottolinea che si tratterebbe di raffigurazioni molto incerte. Il bidello, che era stato arrestato (ai domiciliari) ed ha tuttora l’obbligo di dimora nella sua abitazione in un comune dell’Aretino, si dice uinfatti innocente e parla di un equivoco: i bambini si sarebbero suggestionati fra loro. “Non c’è nessun altra prova obiettiva della colpevolezza del mio cliente – afferma l’avvocato -, le telecamere e i microfoni piazzati nell’asilo non hanno fornito alcun elemento utile e anche nella perquisizione del computer del bidello non è emerso niente di compromettente”.
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