Giancarlo Galan, presidente della Commissione Cultura alla Camera, ex Ministro ed ex governatore del Veneto, è stato arrestato: il fatto risale a poche ore fa, al 22 luglio sera, e rientra nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Venezia sul Mose. Galan è arrivato nel carcere di Opera, alle porte di Milano, attorno all’una di notte. L’ex ministro è stato trasferito in una cella singola nel centro clinico della casa di reclusione, una vera e propria struttura ospedaliera dentro il carcere, dove, da quanto si è appreso, ha trascorso in maniera tranquilla la nottata.
A darne notizia è l’agenzia Ansa. Che aggiunge: il centro diagnostico terapeutico del carcere di Opera, dove vi sono una serie di ‘camere di pernottamento’ – questo è il termine tecnico – sia per ospitare un solo detenuto che per più detenuti, da quanto si è saputo è stato scelto in quanto in questo modo Galan può essere sottoposto a un monitoraggio sanitario permanente. All’ex ministro deve essere controllato il livello di glicemia ogni 4 ore, devono essere somministrate terapie per controllare le apnee notturne ed il diabete e deve rimanere con la gamba ingessata ‘in scarico’. Ad Opera sono detenuti, di solito, anche soggetti che hanno commesso i cosiddetti reati da ‘colletti bianchi’. Ha ospitato l’ex manager dei vip Lele Mora, quando fu arrestato per la bancarotta della sua Lm Management. E sempre nel carcere a sud di Milano sono detenuti i presunti organizzatori della cosiddetta ‘cupola degli appalti’, tra cui Primo Greganti e Gianstefano Frigerio, arrestati lo scorso 8 maggio nell’inchiesta milanese con al centro anche lavori dell’Expo.
“Alla luce del sì alla richiesta di arresto votata oggi dalla Camera, ci sembra opportuno che il deputato Gianfranco Galan si dimetta dalla carica di presidente della commissione Cultura, Scienza e Istruzione”, avevano chiesto poche ore prima i deputati del Movimento 5 Stelle facenti parte della VII Commissione della Camera dei Deputati (Cultura, scienza e istruzione). I deputati hanno spiegato che la richiesta “nasce dalla necessità di non lasciare quella carica in sospeso, con conseguenti ricadute pratiche sui lavori della commissione. Inoltre, non riteniamo opportuno che Galan, oltre a percepire lo stipendio da parlamentare, continui anche a incassare l’indennità assegnata al presidente”.
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