Un’alta qualificazione tecnica con corsi intensivi di due anni da seguire dopo la maturità in alternativa agli studi universitari. A distanza di poche settimane dal rilancio degli istituti tecnici e professionali, il ministro della pubblica istruzione Giuseppe Fioroni va oltre e annuncia un sistema di specializzazione post diploma in grado di preparare al meglio quei tecnici qualificati tanto richiesti da aziende ed industrie del nostro Paese. Per dare la notizia il Ministro ha scelto la conferenza regionale “Educare per crescere”, organizzata dalla regione Liguria all’interno dei Magazzini del Cotone di Genova.
Dopo aver ribadito la necessità di puntare sulla “formazione professionale come leva per espletare l’obbligo scolastico e diminuire l’abbandono, consentendo ai giovani di arrivare ai 16 anni inseriti in un percorso”, Fioroni ha spiegato che il Ministero sta lavorando sul “riordino degli istituti tecnici e professionali di Stato e sullo sviluppo dell’alta qualificazione tecnica successiva alle scuole medie superiori, ma non universitaria”. Come esempio da seguire, il responsabile della Pubblica istruzione ha citato, riscuotendo prevedibili consensi dalla platea ligure, proprio “l’Accademia del Mare di Genova che rappresenta ormai una garanzia di occupazione proprio perché strettamente legata al territorio e alle sue esigenze lavorative”. E’ da questo tipo di scuole di Alta formazione che, secondo il Ministro, dovrebbero uscire una discreta fetta “di quegli 80 mila posti di quadri che oggi – ha sottolineato Fioroni – devono essere reclutati all’estero”.
Quello di viale Trastevere sembra un piano davvero valido e ambizioso: nata due anni fa per iniziativa della provincia di Genova, l’Accademia del Mare forma infatti veri e propri ufficiali destinati alla Marina mercantile; una figura professionale molto richiesta dalle compagnie di navigazione (non solo italiane) e che costituisce uno dei fiori all’occhiello della formazione italiana successiva alla maturità. Nulla da dire, quindi, sul “modello” a cui si debbono ispirare coloro che stanno lavorando sulla creazione dei nuovi istituti post diploma. I dubbi sono invece concentrati su altri versanti: prima di tutto sulle disponibilità economiche per allestire questo tipo di istituti (dove si troveranno i finanziamenti in uno dei momenti storici più difficili degli ultimi decenni per l’istruzione ed in generale per le casse dello Stato?). Ammesso poi che siano reperibili i finanziamenti necessari, quanti saranno i centri di Alta formazione che il Ministero sarà in grado di attivare nel periodo medio-breve? E soprattutto, saranno dislocati anche nelle zone d’Italia meno fortunate in fatto di istruzione (in genere Sud ed Isole), da dove i giovani sono costretti a fuggire per trovare alternative?
Rimanendo con i piedi per terra è allora probabile che questo tipo di istituti possano avere il battesimo non prima dell’attuazione della riforma di tecnici e professionali (nella migliore delle ipotesi due anni) e che gli studenti fruitori delle scuole di Alta specializzazione siano principalmente quelli usciti dai nuovi percorsi (nella migliore delle ipotesi sette anni). Su dove nasceranno gli istituti di Alta formazione è poi altrettanto probabile che le zone italiane attualmente più depresse siano ancora una volta quelle meno gettonate (soprattutto per le indicazioni dalle stesse industrie e non per scelta ministeriale): d’altro canto dove farebbero, solo per fare un esempio, stage ed esperienze formative gli studenti specializzandi di un corso attivato in Calabria o in Sardegna?