La Regione Sardegna ha una legge di disciplina organica della lingua sarda e delle altre lingue parlate nell’isola: catalano, gallurese, sassarese e tabarchino. La decisione è storica, a livello regionale, perché è la prima volta nella storia dell’Autonomia.
La finalità principale del testo unificato “Disciplina della politica linguistica regionale”, varato il 27 giugno dal Consiglio regionale con 25 voti favorevoli e 20 contrari, oltre al maggior grado di tutela possibile, è quella di garantire uno status ufficiale all’idioma dell’Isola e riattivare la trasmissione intergenerazionale delle competenze linguistiche.
In pratica, ha commentato Paolo Zedda (Mdp), “questa legge avvia un percorso verso una pubblica amministrazione bilingue come già avviene in altre comunità linguistiche meglio tutelate, a partire da Trentino e Val d’Aosta”.
Per attuare la legge, ci si è avvalsi delle quote di autonomie previste della norme vigenti: la Sardegna attua anche la riforma Moratti sulla quota regionale dei piani di studio, cosa che consentirà di insegnare la storia della lingua sarda nelle scuole.
In generale, spiega Zedda, “acquisiamo le competenze nella gestione amministrativa degli sportelli linguistici, anziché il ministero se ne occupa la Sardegna, abbiamo la funzione di coordinamento nell’insegnamento della lingua”.
Per l’assessore alla Cultura, Giuseppe Dessena, si tratta di una vera svolta: “E’ un risultato storico importante, finalmente la Regione si dota di uno strumento regolatore in materia linguistica, la lingua è l’identità più sentita di un popolo, la utilizza per comunicare all’esterno e identificarsi al suo interno”.
Tra le novità, vi sono i contributi a mass media, editoria, strumenti informatici e web parametrati al reale utilizzo della lingua. Si va, in pratica, verso una tv e una radio completamente in lingua sarda.
Organismo centrale istituito dalla legge è la “Consulta de su sardu” con lo scopo di elaborare la proposta di uno standard linguistico e di una norma ortografica. La proposta tiene conto delle macrovarietà storiche e letterarie e delle parlate diffuse nelle singole comunità locali.
La Consulta svolge anche una funzione consultiva nei confronti della Regione per l’applicazione delle norme. Ne fanno parte trenta componenti. Tra questi: l’assessore alla Cultura, un dirigente dell’amministrazione, quattro rappresentanti di Anci e Cal, quattro dal mondo dell’università, dodici esperti eletti dal Consiglio regionale e otto dalla Giunta. Il Consiglio stanzia 500mila euro per far partire la macchina, 3,2 milioni per il 2019 e 3,3 per il 2020.
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