Quello dell’8gennaio scorso, per via dei diplomati magistrale relegati dal Consiglio di Stato in seconda fascia d’istituto, è stato solo il primo del 2018: presto nella scuola avremo altri scioperi. A proclamarlo, stavolta con congruo anticipo, è stato il sindacato Anief.
“Ci sono troppe questioni urgenti in sospeso – dice Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal – e non c’è più tempo. Urgono risposte immediate sul rinnovo del contratto collettivo di lavoro per il personale docente e Ata, sul quale purtroppo gravano le scarse risorse economiche stanziate dalla legge di bilancio 2018, sull’inserimento nelle Gae di tutti gli abilitati e sulla conferma dei ruoli assegnati con riserva ai diplomati magistrali, adesso a rischio licenziamento dopo la sentenza della plenaria. Tanto più che in alcune regioni, in barba alle rassicurazioni del Miur, li stanno già cacciando dalla scuola”.
Stavolta, nel mirino del sindacato, che aspira a raggiungere la rappresentatività alle prossime elezioni Rsu, ci sono gli scrutini intermedi di fine primo periodo. Si tratta di una forma particolare di protesta, che non può essere concentrata in un’unica giornata visto che ogni scuola può svolgere tale attività in momenti diversi.
Per questo, l’Anief ha indetto lo sciopero per i primi due giorni decisi da ciascuna istituzione scolastica per lo svolgimento degli scrutini di fine primo periodo, purché compresi nell’intervallo compreso tra il 29 gennaio e il 12 febbraio: potrà scioperare tutto il personale docente e Ata, precario o di ruolo, delle scuole di ogni ordine e grado. Ricordiamo che nei servizi pubblici essenziali, come la scuola, non è possibile scioperare per più di due giorni consecutivi e che gli scrutini non possono essere differiti per più di 5 giorni rispetto alla scadenza programmata per la loro conclusione. Inoltre, a pena di denunce per comportamento antisindacale, il DS non può sostituire il docente che sciopera; pertanto, in caso di assenza di un insegnante, lo scrutinio – che deve avvenire secondo il principio del collegio perfetto – deve essere giocoforza rinviato.
“Non è possibile accettare – spiega Pacifico – una proposta di rinnovo contrattuale che, a regime, porterà a un ridicolo aumento del 3,48% i già miseri stipendi di docenti e Ata. Un aumento lontano dal coprire anche solo la metà dell’inflazione che, dal 2006, ne ha eroso anno dopo anno il potere di acquisto. Tanto varrebbe, come abbiamo più volte dichiarato, non firmare quel contratto e chiedere l’adeguamento dell’indennità di vacanza contrattuale che, per legge, deve far recuperare almeno il 50% dell’inflazione”.
Sul tavolo del Ministro Fedeli e del governo, inoltre, si trova la bozza del decreto legge preparato dall’Anief, per risolvere la questione degli abilitati esclusi dalle graduatorie ad esaurimento (da cui si attinge per l’assegnazione del 50% delle immissioni in ruolo) e mettere in sicurezza i ruoli con riserva dei diplomati magistrale, che rischiano la rescissione del contratto dopo la sentenza della plenaria.
“La differenza – sottolinea il presidente del giovane sindacato – tra l’Anief, che aspira a diventare rappresentativa, e i sindacati attualmente rappresentativi è tutta qui: loro vanno al Ministero solo per ascoltare dati e per chiedere al Miur di trovare una soluzione, senza assumersi responsabilità. Noi, invece, al Miur le soluzioni le proponiamo. Sulla questione degli abilitati da inserire in Gae e sui contratti di ruolo dei diplomati magistrale da salvare, abbiamo realizzato una bozza di decreto legge, che il governo dovrebbe solo approvare per risolvere in un colpo solo tantissimi problemi garantendo i diritti di tutti: degli abilitati come i laureati in scienze della formazione primaria e i diplomati magistrale, che sarebbero graduati sulla base dei titoli posseduti e del servizio, garantendo posizioni apicali a chi possiede titoli di rango superiore o vanta anni di esperienza e servizio; degli studenti e delle loro famiglie, che vedrebbero garantita la continuità didattica, particolarmente rilevante sul sostegno, e il diritto ad avere l’insegnante più meritevole nella classe dei propri figli”.
“Delle scuole, che non dovrebbero ristrutturare in modo pesante, con gravi rischi per la didattica, la dotazione di insegnanti in organico. Infine, dell’amministrazione scolastica, in particolare di quella degli uffici territoriali, che con il licenziamento di migliaia di docenti oggi in ruolo vedrebbe vanificato il lavoro estenuante svolto in questi anni per l’individuazione e l’assunzione di questi insegnanti”.
A contrastare l’operato del sindacato, tuttavia, c’è il momento sfavorevole a livello politico. I componenti dei partiti dell’arco parlamentare, infatti, ormai operano all’interno di Camera e Senato solo su input di particolare rilievo. Inoltre, a meno di due mesi dalle elezioni politiche, si sono immersi in una agguerritissima campagna elettorale, che inevitabilmente li assorbirà in modo pressoché totale. La scuola, con il suo carico di perenni problemi irrisolti, in questo contesto potrebbe non essere quindi tra le priorità di chi fa politica oggi.
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