Si chiama “Nina”, Neurometrics Indicators for Atm, ed è il sistema di intelligenza artificiale in grado di aiutare i controllori di volo in situazioni di emergenze.
Si tratta di un’invenzione tutta italiana, realizzata nell’ambito del progetto europeo Sesar Wpe, che ha l’obiettivo di migliorare il controllo del traffico aereo. Il progetto è nato grazie al consorzio costituito dall’Università Sapienza di Roma dipartimento di medicina molecolare diretto da Fabio Babiloni,, dalla scuola nazionale francese per l’aviazione civile (Enac) e dalla società italiana Deep Blue e l’Università turca di Anadolu.
L’intelligenza artificiale ormai sviluppata per tante applicazioni è in grado di capire quando ‘intervenire’ per aiutare i controllori di volo nelle situazioni di maggiore stress a supporto di sistemi sempre più automatizzati e nell’ambito del corretto rapporto di equilibrio tra intervento umano e quello della macchina.
Il progetto è nato nel 2013 e dopo 27 mesi, è ora in dirittura d’arrivo. Il sistema valuta lo stress in tempo reale dei controllori di volo tramite dei speciali sensori che registrano l’attività cerebrale rilevando i livelli di attenzione e fatica degli stessi inviandoli ad un computer in grado di elaborare i dati e fornire risposte immediate.
“Per un controllore di volo un grado di stress troppo elevato può voler dire prendere le decisioni sbagliate”, osservano i coordinatori di progetto dell’azienda Deep Blue, Simone Pozzi e Stefano Bonelli. Nella prima fase del progetto è stata misurata la risposta dei controllori di volo con diversi livelli di stress e automazione.
I dati sono stati rilevati tramite un braccialetto che raccoglieva il sudore, e con dei sensori che monitoravano invece il battito cardiaco e l’attività cerebrale. In questa prima fase di validazione i sensori hanno ancora l’aspetto di una ‘cuffia’, ma in futuro avranno forme diverse e dimensioni ancora più ridotte che potranno essere utilizzate ad esempio come fasce da appoggiare sulla fronte o come piccoli dispositivi da fissare sul colletto della camicia.
L’impiego di Nina, testato in Turchia nella scuola di formazione dei controllori di volo del traffico aereo è solo uno degli scenari possibili. Perché il sistema potrà essere utilizzato anche per altri scopi come l’addestramento nella simulazione di situazioni di emergenza.
Una seconda simulazione si terrà a gennaio presso l’Enac di Tolosa, per verificare come variano alcune abilità umane in relazione ai livelli di automazione, cosa succede nel cervello di un esperto, abituato ad utilizzare sistemi automatizzati, quando è costretto improvvisamente a tornare al controllo diretto per aumentare la sicurezza ed evitare incidenti.
Quali altri ambiti di applicazione potrà essere utilizzato un sistema cosi complesso ma preciso di misurazione dello stress? Oltre all’ambito aereo molti sono infatti i settori di forte concentrazione di stress, basti pensare ai chirurghi, a chi guida mezzi pubblici, macchinisti.
Ci piace immaginare gli effetti di un piccolo Nina sul colletto di un docente alle prese con studenti irrequieti: che livello di stress misurerebbe?
Il meccanismo potrebbe però servire pure alla Commissione tecnico-scientifica, chiesta anche dai sindacati per individuare quali professioni necessitano dell’anticipo pensionistico, rispetto alla soglia sempre più alta per via della riforma Fornero e dell’associazione all’aspettativa di vita in crescita.
Lo “stressometro”, inoltre, potrebbe essere applicato agli studenti durante un esame: il livello di sudore e la misurazione del battito cardiaco potrebbero evidenziare l’inevitabile agitazione. Ma anche fungere da “spia” per un’eventuale impreparazione. Sicuramente varrebbe la pena provare.
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