Mentre emergono i primi retroscena politici, tipici della commedia napoletana di Totò e Peppino, riguardanti le responsabilità di chi ha agevolato, all’interno del Miur, il provvedimento che avrebbe dovuto aumentare l’orario di servizio settimanale dei docenti da 18 a 24 ore, stanno contestualmente arrivando in Commissione Cultura della Camera, i primi emendamenti abrogativi di questo improponibile provvedimento. Ricordiamo, per dovere di cronaca, che questa proposta è stata presentata dal governo nella legge di stabilità 2013-2015. Per essere ancora più precisi, la troviamo scritta all’art..3 comma 42 di questa proposta di legge.
È oramai risaputo che tale aumento di orario, non avrebbe ricevuto in cambio alcun compenso stipendiale, per cui il principio della norma era quello di aumentare di un terzo l’orario di servizio dei docenti delle scuole secondarie, senza alcuna variazione di stipendio. Una norma che, se applicata, produrrebbe il taglio immediato di 32.224 posti di lavoro, in quanto a tanto ammontano di spezzoni orari della scuola secondaria, e il conseguente decadimento dell’offerta formativa, causata dall’insostenibilità dei carichi di lavoro imposti per legge ai docenti. Tra i primi emendamenti presentati, troviamo quello dell’on. Pierfelice Zazzera dell’IdV, che chiede temporaneamente l’eliminazione dei commi dell’art. 3 della legge di stabilità e la sospensione del concorso a cattedra.
L’on. Zazzera sostiene che è l’ora di finirla di dissanguare la scuola per recuperare risorse economiche, la crisi non può pagarla sempre la parte più debole del Paese e in modo particolare la scuola. L’IdV in commissione e in aula darà battaglia con propri emendamenti, perché questo obbrobrio di provvedimento sulla scuola non veda mai la luce.
Quindi mentre arrivano questi emendamenti, alcune indiscrezioni non ufficiali ci informano che, all’interno del dicastero di viale Trastevere, si gioca a fare lo scarica barile delle responsabilità di chi ha agevolato questo misfatto. Le colpe ricadono sul ministro Profumo, che viene lasciato solo e accusato di avere dei direttori generali che lo consigliano in malo modo.
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