Ogni traccia lasciata dall’uomo, ogni testimonianza espressiva, ogni oggetto d’arte, con le competenze idonee, diventa un messaggio da decodificare. Lo studio critico dell’arte passa attraverso la ricostruzione della cultura in chiave antropologica. In poche parole: di ogni oggetto o reperto il “lettore” dell’arte va a ricostruire la cultura che lo ha ispirato, motivato, fatto germogliare.
Questo significa che la didattica dell’arte non deve limitarsi a fare laboratori di manualità e creatività, senz’altro fondamentali per gli apprendimenti, ma aspirare anche a fare dell’arte un progetto, un percorso di crescita, un’attitudine a interpretare e a comprendere il mondo. In particolare oggi, alle soglie di un modo del tutto nuovo di fare scuola, parte in presenza, parte a distanza, parte nei locali della scuola, parte nell’extrascuola e in special modo nei musei, diventa essenziale questo approccio allo studio e alla sperimentazione dell’arte. Fare arte a scuola, cioè, significa laboratorio ma anche progetto. I due modi di fare didattica dell’arte si integrano. L’arte si fa e l’arte si legge, insomma. La piena comprensione dell’arte e una competenza attiva di questa disciplina si rendono così effettive.
Ed è il modo in cui opera la didattica museale. Per rendere viva l’esperienza museale, infatti, si lavora su due fronti:
Ma l’arte come progetto significa anche altro, laddove l’arte riesca a travalicare anche le proprie questioni, divenendo risorsa simbolica attorno a cui costruire pensiero, concetti, idee. L’arte esce fuori da se stessa per diventare occasione di dialogo e di ricerca.
Su questi argomenti il corso della nostra formatrice Emanuela Giulietti, in programma il 15 e il 18 settembre, dalle ore 16 alle ore 18.
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