La fascia 0-6 anni doveva essere la prediletta dalla Buona Scuola. Tanto da averla considerata parte. Sappiamo come è andata a finire: tanti buoni intenti, pochi effetti pratici. E pochissimi assunti. Ora, si traggono i risultati modesti. Perché gli asili nido italiani confermano in pieno i tradizionali squilibri territoriali, una qualità del servizio ancora non eccelsa, le mense che non soddisfano e la frequenza ancora fortemente ridotta, come di recente denunciato dall’associazione Save the Children.
I dati contenuti nel Dossier “Servizi in…Comune. Tariffe e qualità di nidi e mense”, diffuso il 25 ottobre da Cittadinanzattiva, ci dice che più di un alunno su due (57%) mangia volentieri a mensa ma solo il 14% gradisce tutti i cibi serviti (verdure e pesce sono i più rifiutati).
Inoltre, la monotonia del cibo, le scarse porzioni e l’ambiente triste e disadorno sono tra i principali motivi per cui il 43% degli studenti non ama mangiare nell’ambiente scolastico.
E chi lo fa spesso non gradisce, visto che una quantità di cibo non indifferente avanza e il 59% di questa viene pure buttata.
Lo studio nazionale ha coinvolto 51 scuole campione, in 12 regioni (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia e Umbria) con 598 intervistati fra bambini, docenti, genitori e rappresentanti della Commissione mensa.
Il dossier ha evidenziato come l’Italia, soprattutto al Sud, sia fortemente carente di asili nido: la copertura media nazionale dei nidi sulla fascia di età 0-2 anni rimane infatti di appena il 21,7%.
Al Centro si riscontra il primato positivo, con una copertura del 30,2%, seguito dal Nord Est (28,1%), Nord Ovest (24,2%), fanalino di coda Sud e isole all’11,2%.
Eppure in otto anni, tra il 2008 e il 2016, c’è stato un aumento del 50% di posti disponibili: da 210.541 a 315.683.
Ma siamo ancora molto lontani (oltre 10 punti percentuali) dall’obiettivo di copertura del 33% indicato dall’Unione europea: le uniche regioni a superare tale soglia sono la Valle D’Aosta, l’Umbria, l’Emilia Romagna e la Toscana.
Il primato negativo va invece alla Campania e alla Calabria, dove non si raggiunge nemmeno la soglia del 10% di copertura dell’utenza potenziale.
Si attesta invece intorno agli 82 euro la tariffa media nazionale per il servizio mensa nella scuola dell’infanzia o primaria.
In queste regioni, si registra un aumento rispetto al 2017/18, dello 0,7% nel primo caso e dell’1,4% nel secondo. Il 10% degli istituti monitorati non dispone di un locale mensa, ma si utilizzano le aule in cui si fa lezione o altre dedicate per far mangiare i bambini.
Le mense sembrano in discreto stato dal punto di vista della sicurezza: solo il 4% ha distacchi di intonaco e l’8% altri segni di fatiscenza come umidità, infiltrazioni di acqua.
Tuttavia, barriere agli ingressi nel 4% delle mense, pavimentazioni irregolari nell’8%, porte con apertura anti panico assenti nel 45%, destano preoccupazione sia per bambini e adulti con disabilità motorie che per una eventuale evacuazione dai locali in caso di emergenza. Cittadinanzattiva chiede che così come avviene per i pasti erogati all’interno delle strutture ospedaliere, il servizio mensa rientri nei livelli essenziali delle prestazioni e che si faccia della mensa un momento educativo.
Nello stesso giorno della pubblicazione del dossier nazionale sugli asili nido, giunge la notizia che la Procura di Bari ha disposto il dissequestro della scuola materna ‘Le Coccinelle’ di Francavilla Fontana (Brindisi): si tratta, scrive l’Ansa, di una delle tre strutture sottoposte a sequestro preventivo nell’ambito di una indagine su presunte truffe per ottenere finanziamenti pubblici per la gestione degli asili.
Oltre alla sede in provincia di Brindisi, che il 26 ottobre, dopo cinque giorni di chiusura forzata, potrà riaprire a bambini e insegnanti, la magistratura barese ha sequestrato alla stessa cooperativa, domenica scorsa, altri due asili a Valenzano (Bari
In base alle indagini della magistratura barese. gli amministratori della società, dal 2008 al 2017, avrebbero percepito indebitamente sovvenzioni pubbliche per complessivi 1,5 milioni di euro truffando Miur, Regione Puglia e Comune di Valenzano, dichiarando falsamente che i due asili erano in possesso dei requisiti previsti, in termini di spazi e personale, per ospitare i 98 bambini iscritti, e invece avrebbero potuto accoglierne fino ad un massimo di 73.
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