In Italia frequentano gli asili nido solo due-tre bambini ogni dieci. E le famiglie che riescono mandarli sono in larga parte più ricche della media, composte da genitori spesso laureati e con madri che lavorano. Ora, per avvicinarci entro due- tre anni al target medio fissato dall’Ue, attorno al 35%, coi copiosi fondi del Pnrr si sarebbero dovuti introdurre oltre 250 mila nuovi posti per accogliere altrettanti bambini fino a tre anni. L’ambizione era raggiungere il 45% entro il 2030. Solo che rispetto a quell’obiettivo venerdì 24 ottobre la Commissione europea in sede di valutazione della proposta di revisione del Pnrr ha approvato una modifica del target finale: l’incremento di unità di bambini degli asili nido da 264.480 a 150.480. La notizia degli oltre 100 mila posti in meno, sembra sia stato confermata da fonti governative, che parlano di rimodulazione resasi “necessaria per la crescita dei costi delle materie prime (saliti – stando ai dati di fine giugno – di almeno il 50% rispetto alle stime del 2021) e perché la Commissione non ha ritenuto ammissibili gli interventi di messa in sicurezza, di demolizione e ricostruzione, nonché i centri polifunzionali, selezionati nel 2021-2022 dal precedente governo”.
Oltre all’incremento ridotto, si prevede che la riduzione di posti incida, ovviamente in negativo, anche sui finanziamenti ai Comuni. E di conseguenza preoccupano le risorse destinate alle imprese. Senza dimenticare gli organici del personale che non subiranno l’aumento sperato.
Eppure il governo, nonostante ciò fa comunque sapere che “non sarà definanziato nessun intervento già aggiudicato”.
Secondo l‘Ansa, dall’Esecutivo giungono rassicurazioni: si continuerà ad investire sugli asili, per i quali sono in arrivo due nuovi Piani.
Nonostante la sforbiciata, il governo sostiene che non sarà definanziato nessun intervento già aggiudicato, così come saranno mantenute le risorse in conto corrente già assegnate ai comuni. Si continuerà, risponde ancora la maggioranza politica che guida il Paese, ad investire in asili nido per aumentare il numero dei posti, per raggiungere il 33% di copertura entro il 2026 e per garantire il target finale.
Verranno infine adottati due Piani per gli asili, uno da circa 530 milioni con le risorse già finanziate nel decreto Caivano e un secondo Piano con i 900 milioni di risorse nazionali rimodulate da altri piani di edilizia scolastica.
Secondo il ministro del Pnrr, Raffaele Fitto, parlare di tagli è quindi “fuorviante” perché “il problema non è quale sia la fonte di finanziamento: noi stiamo garantendo la copertura finanziaria”.
L’opposizione politica, Pd in testa, parla di “un colpo alle donne e alle famiglie”, aggravato dal fatto che arriva da un governo con una donna premier.
Avs usa la parola “tradimento” che fa perdere un’occasione al paese. Anche l’ex ministra per la famiglia Elena Bonetti (Italia Viva) usa termini forti. Mentre l’Anci, che tutela i Comuni, teme che “i nostri bilanci” siano “a rischio”.
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