Ancora tempi duri per le mamme lavoratrici: infatti, solo il 17% dei bambini ha un posto negli asili nido. Il motivo? Manca ancora in Italia una cultura dei servizi destinati ai bimbi così piccoli.
Percentuali molto lontane dal 33% previsto per il 2020 dall’UE. Ma ancora più complicata è la distribuzione di questo 17%, come al solito specchio fedele del gap evergreen fra Nord e Sud: dal 27% di copertura dell’Emilia Romagna si va al 2,1% che si registra in Calabria dove, si legge su Il Messaggero, quindi, solo 2 bimbi su 100 hanno un posto in un nido.
Non è difficile leggere questi numeri: nei territori in cui spicca il tasso di disoccupazione femminile, le richieste di apertura asili nido scarseggiano, creando quindi il vuoto attorno a quelle mamme che lavorano (a prescindere dai dati di disoccupazione che non contemplano sempre la situazione per intero).
In Italia, continua Il Messaggero, sono circa 1 milione e 700 mila i bambini compresi nella fascia di età tra 0-3 anni, vale a dire che ad oggi, in base alle aspettative dell’Ue, dovrebbero avere il nido 561 mila bambini, ne restano invece senza circa 272mila pur avendone diritto. Con relative mamme in difficoltà. Sono infatti 289.851 i bambini iscritti negli 8870 asili nido complessivi, tra questi solo 3656 sono pubblici mentre i restanti sono privati o in convenzione con i singoli comuni di appartenenza.
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E la situazione non migliora andando avanti, alle scuole primarie, dove il tempo pieno aiuterebbe non poco le famiglie.
Facendo un calcolo, complessivamente sono 2.557.286 gli studenti della scuola elementare statale e, tra questi, sono 917.058 quelli che seguono le lezioni con il tempo pieno. Più di uno su tre.
Ma ancora una volta ecco il taglio netto, la cesura tra nord e sud: 351.282 ragazzi con tempo pieno studiano in una scuola del nord ovest, 185.276 nel nord est, 238.229 nelle regioni del centro, 102.793 al sud e 39.478 nelle isole.
Pertanto, il 58,5% del servizio, è riservato alle scuole del nord, il 26% del tempo pieno viene invece erogato nelle scuole del centro e solo l’11,2% viene spartito tra Marche, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Calabria.
Insomma, anche parlando di servizi di asili nido emergono fuori le continue disparità territoriali a cui pare essere condannata l’Italia. Nello specifico, stavolta, a sbatterci contro le mamme lavoratrici e i loro figli, che non possono sempre essere “posteggiati ” in centri privati, babysitter o nonni.
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