Le “promesse” sempre più spinte contenute nei programmi delle diverse forze politiche stanno trasformando la campagna elettorale in una continua polemica che lascia sempre meno spazio alle analisi sulla “fattibilità” delle proposte e alla discussione nel merito dei problemi.
E così accade ormai di tutto e di più.
Il Partito democrativo, per esempio, ha inserito nella propria “piattaforma” elettorale l’obbligo di frequenza fin dall’asilo nido scatenando le rimostranze della destra.
Fratelli d’Italia osserva che il presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonacini giustifica questa proposta con una motivazione quasi scientifica: “Le prove Invalsi – dicono Ella Bucalo e Paola Frassinetti – dimostrerebbero secondo Bonacini un maggior successo scolastico per coloro che avrebbero frequentato l’asilo in età precocissima”.
Curiosa la replica delle due parlamentari di FdI che – non dimentichiamolo – già nelle scorse settimane avevano detto che, secondo loro, le prove Invalsi sarebbero prive di scientificità e troppo costose.
E così, invece di dire molto semplicemente che sulla base degli esiti delle prove Invalsi non è possibile giustificare nessun tipo di scelta politica, Bucalo e Frassinetti aprono una questione tutta ideologica e sostengono che “l’intervento pubblico deve riconoscere il ruolo educativo centrale e insostituibile della famiglia, venendo incontro alle sue esigenze attraverso misure di sostegno e non atti di coartazione.”
E, forse, per dimostrare l’incongruenza della proposta del PD si potrebbe anche dire che i costi da sostenere per rendere obbligatorio (e quindi gratuito) il servizio del nido per i bambini di età inferiore ai tre sarebbero enormi, difficilmente sostenibili per le ormai esauste casse dello Stato.
Ma c’è un problema: chiamare in causa i costi della “promessa elettorale” dei propri avversari significherebbe indirettamente dover dimostrare la sostenibilità economica del proprio programma.
E così la campagna elettorale procede fra promesse difficilmente realizzabili che stanno alimentando di fatto un dibattito che non entra nel merito dei problemi ma che si ferma alla superficie di tutto, o quasi tutto.
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