Questa è la fotografia scattata dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva con l’ultimo dossier sugli asili nido comunali in Italia.
Asilo nido, ma quanto mi costi?
Ci sono località, tipo Lecco, dove la spesa per la retta mensile, di 537 €, è addirittura 6 volte più cara rispetto a Catanzaro (80 €), il triplo rispetto a Roma (146 €) e più che doppia rispetto a Milano (232 €).
Anche nella stessa regione possono esserci differenze marcate: ad esempio, in Veneto, a Belluno si pagano 525 € mese per il tempo pieno, ben 316 € in più di Venezia. Anche in Puglia tra la retta di Foggia (368 €) e quella di Bari s riscontrano ben 179 € di differenza.
La Calabria la regione più economica (110€), mentre le più costose sono Lombardia e Valle d’Aosta le più costose (400€ di spesa media). Tra le 10 città più care, Lecco, Belluno, Sondrio, Bergamo, Mantova, Cuneo, Forlì, Udine e Pavia, mentre Pisa subentra a Treviso. Le 10 città meno care si concentrano in prevalenza nel Sud Italia. La città più economica è Catanzaro, e a seguire Vibo Valentia, Cagliari e Roma.
Ma le differenza tre Nord e Sud non si limitano ai costi e interessano anche la quantità di nidi presenti sul territorio: mentre in Lombardia si contano 660 strutture pubbliche e poco più di 29.000 posti disponibili, seguita da Emilia Romagna (593 nidi e quasi 25.000 posti) e Toscana (456 nidi e 15.600 posti), in Molise ci sono soli sei asili per 300 posti disponibili.
Quello che in generale sconvolge è di come siano aumentate le tariffe dal 2005 ad oggi: si parla infatti di una crescita del 4,8% in media.
Non sono però aumentati i posti disponibili: infatti, le liste d’attesa sono lunghe e in media il 25% dei richiedenti rimane in lista d’attesa.
Infine, in confronto al resto d’Europa, in media in Italia la copertura del servizio è del 6,2% raggiungendo un massimo del 15,7% in Emilia Romagna e un minimo dell’1% in Calabria e Campania. Nel resto dei Paesi europei le cose vanno decisamente meglio: Danimarca, Svezia e Islanda hanno addirittura una copertura del 50%. Questo dimostra quanto ancora l’Italia sia lontana dall’obiettivo comunitario che fissa al 33% la copertura del servizio.